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Privati, Imprese - 7 Dicembre 2022

Il valore del risparmio

“La tensione degli italiani verso il risparmio e l’effettiva capacità di risparmiare sono evidenti, sebbene siano in crescita le famiglie con un saldo negativo: una su cinque ha fatto ricorso a prestiti o ai risparmi accumulati”. Lo si legge nell’indagine 2022 Acri-Ipsos, dove viene precisato che “il concetto di risparmio porta con sé una forte accezione positiva (78%): parlare di risparmio significa, per molti italiani, parlare di tranquillità (38%), tutela (19%), saggezza (16%) e crescita (11%); risparmiare implica anche una proiezione al futuro per un italiano su tre e implica dei sacrifici (25% contro il 23% nel 2021)”.

Comunque, aumentano coloro che non vivono tranquilli se non mettendo da parte dei risparmi (37% contro il 33% nel 2021), a fronte di un ridimensionamento di chi affronta il risparmio senza troppe rinunce (49% contro il 53% nel 2021).

Questo desiderio di cercare nel risparmio una fonte di rassicurazione si scontrerà, però, con l’effettiva capacità di assolvere a questo compito nei prossimi 12 mesi: considerato l’aumento del costo della vita e l’adozione di strategie di contenimento dei costi – riporta l’indagine Acri-Ipsos – più di un terzo degli italiani (35%) risparmierà meno (solo 11% in misura maggiore), cambiando gli equilibri registrati fino allo scorso anno, durante il quale i due estremi erano pressoché allineati.

Si ha, quindi, un marcato calo delle famiglie in risalita o con un trend positivo di risparmio (23% contro 35%) e raddoppiano le famiglie che stanno affrontando o che affronteranno una crisi grave o moderata nella capacità di accumulo (35% contro18%). Le famiglie che lo scorso anno erano in una posizione intermedia, “in galleggiamento”, stanno scivolando verso una situazione di difficoltà o di rischio.

I risparmi accumulati in passato, soprattutto durante il periodo di lockdown, permettono a una percentuale elevata di italiani di fare fronte a spese impreviste con mezzi propri, anche se la situazione inflattiva e la voglia di cercare di mantenere i consumi – seppur con maggiore accortezza – riducono tale percentuale. Il 75% delle famiglie è in grado di far fronte a spese non programmate pari a 1.000 euro (79% nel 2021) e il 39% delle famiglie è in grado di fare fronte a spese non programmate di 10.000 euro (42% nel 2021).

Dalla ricerca, fra l’altro, emerge che la spirale inflazionistica e il decremento del potere d’acquisto delle entrate familiari non portano gli italiani a privilegiare un impiego del denaro diverso dall’accumulo. “Paradossalmente, la difficoltà di accumulare risparmi, l’aumento dei prezzi e la perdita di valore del denaro inducono a una crescente propensione verso la liquidità (63% contro il 61% nel 2021) come forma di protezione verso l’imprevisto, denotando una visione poco lungimirante e, in parte, legata alla difficoltà di identificare l’investimento ideale”.

Per più di un terzo degli italiani, infatti, l’accumulo di denaro è fine a sé stesso. Tuttavia, nel risparmio e nella possibilità di accumulo, poco meno di due terzi degli italiani intravedono anche la possibilità di progettare il futuro, avendo in mente un arco temporale molto variabile che va da 1-2 anni fino a 10 o più anni.

Lo scorso anno, a fronte della concreta possibilità di ripresa del Paese post Covid, si era osservato una maggiore apertura verso gli investimenti e verso gli strumenti finanziari più a rischio da parte di coloro che avevano risparmiato. Tale propensione, quest’anno, si è ridimensionata, riportando il livello di apertura all’investimento a livelli analoghi al 2020.

Spendere il denaro a disposizione o tenerlo a disposizione sul conto corrente è la soluzione verso cui propende il 63% degli italiani (era il 61% nel 2021; un dato che si mantiene costante dal 2001, anno d’inizio della rilevazione Acri-Ipsos).

Cresce, comunque, anche la quota di coloro che investirebbero in attività con impatto positivo su ambiente e società: la situazione di crisi non sembra aver fatto venir meno l’interesse a investire in sostenibilità. Infatti, continua a essere forte la consapevolezza del legame tra risparmio e crescita del Paese all’insegna di uno sviluppo sociale e civile (75%), anche se si registra una certa disillusione (21%).

L’indagine rivela che le prospettive di ripresa e sviluppo del Paese sono la principale fonte di preoccupazione per il 76% degli italiani (+20 punti percentuali rispetto al 2021), che guarda con molta attenzione le situazioni di forte rischio che si vanno delineando: la tenuta dei risparmi accumulati e la bontà delle scelte di investimento fatte, la capacità della classe dirigente di gestire in modo efficace le ingenti somme di denaro erogate con il Pnrr, le prospettive lavorative e la capacità di sostenere le esigenze familiari con le entrate e le risorse economiche a disposizione.

Solo uno su cinque pensa ai prossimi due o tre anni con fiducia e tranquillità, forte delle risorse economiche a disposizione, di un buono stato di salute, di una famiglia su cui contare.

In ogni caso, la dimensione sociale è presente nella quotidianità degli italiani e il legame tra risparmio privato e benessere della collettività passa anche dalle donazioni, dal 5X1000 e dal volontariato. Un italiano su cinque fa delle donazioni in denaro con una certa regolarità e svolge almeno una volta ogni due o tre mesi attività di volontariato a favore di un’associazione o di un’organizzazione senza scopo di lucro. Certamente, però, anche per le donazioni gli italiani non possono non fare i conti in tasca; infatti, pensano di continuare a dare aiuto a chi ne ha bisogno, ma saranno costretti a rivedere al ribasso la cifra erogata.

 

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