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Privati, Imprese - 15 Febbraio 2023

Rallentano gli espatri dei giovani laureati

Negli ultimi dieci anni i giovani italiani che hanno trasferito all’estero la residenza sono costantemente aumentati, mentre molto meno numerosi sono stati i rientri degli italiani in patria. Lo ha comunicato l’Istat, precisando che del milione e più di residenti espatriati nel decennio 2012-2021, circa un quarto era in possesso della laurea e, in particolare, dei circa 337mila giovani di 25-34 anni espatriati, oltre 120 mila erano laureati.

Nello stesso periodo, i rimpatri di giovani della stessa fascia d’età sono stati circa 94mila, di cui oltre 41mila in possesso di laurea: quindi la differenza tra i rimpatri e gli espatri dei giovani laureati è costantemente negativa e restituisce una perdita complessiva di oltre 79mila giovani laureati nel periodo considerato 

Nel 2021, però, per la prima volta è stata rilevata una battuta d’arresto del flusso dei giovani laureati italiani verso l’estero. Infatti, in quell’anno, l’emigrazione giovanile si è ridotta del 21% e, in misura proporzionale, è calato anche il numero dei laureati espatriati nella stessa fascia di età (14mila), ma non si è ridotta la quota dei laureati sul totale dei giovani espatriati, che è rimasta stabile (45,7% rispetto al 45,6% del 2020).

Comunque, il calo dei giovani espatriati laureati da un lato e, dall’altro, l’aumento dei rimpatri dei giovani laureati (oltre 7mila, +29% sul 2020) ha determinato il saldo migratorio più basso registrato negli ultimi sei anni, che si traduce in una perdita che non supera le 7mila unità.

Il Regno Unito è la meta preferita dai giovani laureati italiani. Gli altri Paesi più attrattivi per loro sono la Germania, la Svizzera e la Francia.

Censendo il fenomeno dell’emigrazione italiana nel suo complesso, l’Istat ha rilevato che nel decennio 2012-2021 l’andamento delle cancellazioni anagrafiche per l’estero è stato crescente, con un picco nel 2019 (180mila). Però, nell’anno della pandemia il flusso in uscita dal Paese ha rallentato lievemente, a causa delle limitazioni internazionali di contrasto al virus imposte ai trasferimenti e nel 2021, pur in assenza di vincoli agli spostamenti, c’è stato un ulteriore calo delle uscite.

Non solo: la tendenza alla riduzione dei trasferimenti verso l’estero sembra confermata anche dai dati riferiti al periodo gennaio-ottobre 2022, durante il quale si è registrata una contrazione del 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Comunque, nel decennio 2012-2021, gli espatri sono stati più di un milione, mentre i rimpatri poco più di 443mila. I saldi migratori dei cittadini italiani sono sempre negativi e la perdita complessiva di popolazione italiana dovuta ai trasferimenti all’estero risulta pari a 581mila unità.

In particolare, nel 2021, però, gli espatri sono stati circa 94mila, in calo del 22% rispetto all’anno precedente; inoltre, l’aumento dei rimpatri ha contenuto la differenza tra le entrate e uscite restituendo il valore minimo del saldo migratorio registrato negli ultimi dieci anni (-19mila).

L’Europa continua a essere la principale area di destinazione delle emigrazioni dei cittadini italiani (83% degli espatri). Rallentano, ma restano numerose, le partenze degli italiani verso il Regno Unito (23mila, 24% del totale degli espatri), così come quelle verso la Germania (14mila), la Francia (11mila), la Svizzera (9mila) e la Spagna (6mila). Tra i Paesi extra europei, le mete preferite sono gli Stati Uniti (4mila) e l’Australia (2mila).

Nel 2021, oltre la metà degli espatri ha avuto origine nelle regioni nel Nord Italia: in particolare sono partoni dal Nord-Ovest circa 29mila italiani (30,6% degli espatri).

Il tasso nazionale di emigratorietà nel 2021 è stato pari all’1,7‰, testimoniando il calo della propensione a espatriare rispetto all’anno della pandemia, quando era pari a 2,2‰. A livello regionale, i tassi di emigratorietà più elevati si hanno in Trentino-Alto Adige e in Valle d’Aosta, data anche la posizione geografica di confine che facilita gli spostamenti con l’estero (rispettivamente 2,7‰ e 2,5‰).

Seguono Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Marche, con tassi leggermente superiori al 2‰. Le regioni con il tasso di emigratorietà per l’estero più basso sono invece Puglia e Lazio (valori pari a circa 1,2‰).

A livello provinciale, i tassi più elevati di emigratorietà si rilevano a Bolzano (3,6‰), Mantova (2,9‰), Trieste (2,7‰) Vicenza, Macerata, Imperia e Como (tutte 2,6‰), Brescia, Biella, Varese, Treviso e Aosta (tutte 2,5‰); quelli più bassi si registrano nelle province di Foggia, Taranto, Barletta-Andria-Trani, Roma e Bari (1,1‰).

Nel 2021 gli italiani espatriati erano soprattutto uomini (55%). L’età media degli emigrati è di 33 anni per gli uomini e 30 per le donne. Un emigrato su cinque ha meno di 20 anni, due su tre hanno un’età compresa tra i 20 e i 49 anni mentre la quota di ultracinquantenni è pari al 14%.

 

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