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Privati, Imprese - 9 Ottobre 2023

Il futuro della popolazione italiana

In linea con le tendenze emerse negli ultimi otto anni, l’Italia vedrà scendere la sua popolazione dai 59 milioni del 1° gennaio 2022 ai 58,1 milioni nel 2030. Lo ha previsto l’Istat, aggiungendo che nel 2050 i residenti caleranno a 54,4 milioni e, nel lungo termine, le conseguenze della dinamica demografica si faranno ancora più importanti.

Tra il 2050 e il 2080, infatti, la popolazione diminuirebbe di ulteriori 8,5 milioni, precipitando così a 45,8 milioni ed evidenziando una perdita complessiva di 13,2 milioni di residenti rispetto a oggi.

L’Istat ha poi sottolineato che, nell’ipotesi più favorevole, la popolazione potrebbe subire una perdita di “soli” 6,2 milioni tra il 2022 e il 2080; ma, nel caso meno propizio, il calo sfiorerebbe i 20 milioni tra oggi e il 2080, 6,8 milioni dei quali già all’orizzonte del 2050.

Il progressivo spopolamento investe tutto il territorio nazionale, pur con differenze tra Nord, Centro e Mezzogiorno, che fanno sì che tale questione raggiunga una dimensione significativa soprattutto in quest’ultima ripartizione, dove il calo di residenti risulta irreversibile.

Guardando al lungo periodo, il Nord potrebbe ridursi di 2,7 milioni di abitanti entro il 2080 ma di appena 276mila se si guardasse al 2050. Ben diverso è il percorso evolutivo della popolazione nel Mezzogiorno, dove nel 2080 potrebbe ridursi di otto milioni, 3,6 milioni dei quali già entro il 2050.

Lo scenario mediano delle previsioni mostra che, nel passaggio che condurrà la popolazione dagli odierni 59 milioni di individui a circa 46 nel 2080, si intravedono 21,5 milioni di nascite, 44,9 milioni di decessi e 18,3 milioni di immigrazioni dall’estero contro 8,2 milioni di emigrazioni.  D’altra parte, l’Istat fa presente che nel 2022 le donne in età 15-49 anni ammontava a 11,7 milioni e che, in base allo scenario mediano, tale contingente risulta destinato a contrarsi in misura pressoché lineare: da 10,8 milioni nel 2030 a 9,2 milioni nel 2050, fino a 7,7 milioni nel 2080.

Analoghe perturbazioni strutturali interesseranno l’evoluzione della mortalità, che proseguirà a esprimere annualmente un numero sostenuto di decessi, fino a un picco di 845mila nel 2059 secondo lo scenario mediano, anche in un contesto di buone aspettative sull’evoluzione della speranza di vita (86,1 e 89,7 anni quella prevista alla nascita nel 2080, rispettivamente per uomini e donne, con un guadagno di 5,7 anni per i primi e di 5,2 anni per le seconde sul 2022).

Lo scenario mediano contempla, inoltre, movimenti migratori netti con l’estero ampiamente positivi. A una prospettiva particolarmente accentuata nei primi sette anni di previsione, con una media annuale superiore ai 200mila ingressi netti, segue una fase di prolungata stabilizzazione che si protrae per tutto il periodo previsivo a una media annuale di 165mila unità. Alla luce delle ipotesi analizzate, pertanto, i flussi migratori non controbilancerebbero il segno negativo della dinamica naturale.

La struttura della popolazione italiana è, da anni, oggetti di uno squilibrio sempre più profondo, dovuto alla combinazione dell’aumento della longevità e di una fecondità costantemente bassa. Stabilmente sul podio mondiale dell’invecchiamento, oggi il Paese presenta la seguente articolazione per età: il 12,7% degli individui ha fino a 14 anni di età; il 63,5% tra 15 e 64 anni; il 23,8% dai 65 anni di età in su.

L’età media, nel frattempo, si è portata a 46,2 anni e ciò fa del Paese, insieme a pochi altri esempi nel mondo (Spagna e Grecia in Europa; Corea del Sud e Giappone in Asia) uno dei casi all’attenzione internazionale per i demografi nonché per gli esperti di economia e sviluppo sostenibile.

Nel 2050 le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 34,5% della popolazione secondo lo scenario mediano, mentre i giovani fino a 14 anni risulterebbero l’11,2% del totale, portando il rapporto di oltre tre a uno.

Quanto alle famiglie, l’Istat prevede un aumento di oltre 850mila nel giro di vent’anni: da 25,3 milioni nel 2022 si arriverebbe a 26,2 milioni nel 2042 (+3,4%). Però, si tratta di famiglie sempre più piccole, perché il numero medio di componenti scenderà da 2,32 persone nel 2022 a 2,13.

L’aumento del numero di famiglie, infatti, deriverà prevalentemente da una crescita di quelle senza nuclei (+17%), destinate a salire da 9 a 10,6 milioni, arrivando a rappresentare nel 2042 oltre il 40% delle famiglie totali.

Al contrario, le famiglie con almeno un nucleo presentano una diminuzione di oltre il 4%: dai 16,3 milioni attuali (il 64,3% del totale), nel 2042 scenderanno a 15,6 milioni, costituendo così solo il 59,5% delle famiglie.

L’invecchiamento della popolazione, con l’aumento della speranza di vita, genera infatti un maggior numero di persone sole, il prolungato calo della natalità incrementa le persone senza figli, mentre l’aumento dell’instabilità coniugale, in seguito al maggior numero di scioglimenti di legami di coppia, determina un numero crescente di individui e genitori soli.

Questa tipologia familiare crescerà del 17%, facendo aumentare il suo contingente da 8,4 a 9,8 milioni nel giro di venti anni. Se già nel 2022 la quota di persone sole di 65 anni e più rappresenta circa la metà di chi vive da solo (48,9%), nel 2042 raggiungerebbe quasi il 60%.

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