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Privati, Imprese - 21 Agosto 2023

Le preoccupazioni per l’ambiente

I cambiamenti climatici si confermano al primo posto tra le preoccupazioni degli italiani per l’ambiente: così si è espressa oltre la metà della popolazione di 14 anni e più (56,7%) nell’ultima indagine specifica dell’Istat. Seguono i problemi legati all’inquinamento dell’aria, avvertiti dal 50,2% del campione, mentre al terzo posto si colloca la preoccupazione per lo smaltimento e la produzione dei rifiuti (40%).

L’inquinamento delle acque (38,1% del campione), l’effetto serra e il buco nell’ozono (37,6%) sono percepiti come ulteriori fattori di rischio ambientale a livello globale.

In fondo alla graduatoria, invece, vi sono le preoccupazioni che coinvolgono una quota ristretta di popolazione (circa una persona su dieci), come l’inquinamento elettromagnetico, le conseguenze del rumore sulla salute e la rovina del paesaggio.

Quest’ultima, comunque, è una preoccupazione in crescita nelle regioni del Nord ed è percepita in maniera più forte nelle regioni a vocazione turistica, per esempio in Trentino-Alto Adige, oppure in regioni industrializzate come la Lombardia.

L’analisi dei dati in serie storica mostra in che misura le preoccupazioni legate al clima siano, nel tempo, al centro dell’interesse degli italiani di 14 anni e più. La preoccupazione per l’effetto serra, che nel 1998 coinvolgeva quasi sei persone su dieci, è scesa di circa 20 punti percentuali e interessa nel 2022 soltanto il 37,6% degli intervistati dall’Istat.

In senso inverso, il timore per i cambiamenti climatici, indicato nel 1998 dal 36% delle persone, sale al 56,7% nell’ultimo anno.

Valutando insieme i due problemi – effetto serra e cambiamenti climatici – emerge che l’attenzione della popolazione italiana per la crisi ambientale aumenta in misura decisa dal 2019 (70% di cittadini preoccupati), l’anno caratterizzato dal diffondersi in tutto il mondo dei movimenti di protesta studenteschi ispirati ai “Fridays For Future” di Greta Thunberg.

L’inquinamento dell’aria rappresenta, invece, una preoccupazione costante per un italiano su due, da oltre venti anni. L’attenzione al dissesto idrogeologico è scesa molto: dal 34,3% nel 1998 al 22,4% nel 2022. Quest’anno, però, certamente tornerà a salire in seguito alle tragedie avvenute nel nostro Paese.

Rispetto all’inquinamento del suolo, dell’acqua e alla distruzione delle foreste, il problema più sentito è l’inquinamento delle acque (interessa in maniera costante circa il 40% delle persone). La distruzione delle foreste, che nel 1998 preoccupava il 25,2% della popolazione, scende al 21,9% nel 2022. Si mantiene costante la percentuale di coloro che ritengono l’inquinamento del suolo tra le cinque preoccupazioni prioritarie in tema ambiente (da 20,3% a 21,5%).

Tra le altre preoccupazioni emerge quella legata alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti che presenta un andamento altalenante nell’arco di venti anni; dopo una crescita registrata nel 2021 che aveva riportato l’indicatore al livello del 1998 (da 46,7% a 44,1%), nel 2022 si registra un nuovo calo di circa 4 punti percentuali

Vivere in centri dell’area metropolitana rafforza la preoccupazione per l’inquinamento dell’aria (53,8%); sempre in questi comuni è elevata la percentuale di quanti si preoccupano dello smaltimento dei rifiuti (44,6%) e infine è più alta la percentuale di quanti lamentano problemi legati all’inquinamento acustico (15%).

Nei piccoli comuni, invece, aumenta, la sensibilità rispetto all’inquinamento del suolo (24,7%) e quella relativa al dissesto idrogeologico (25,5%).

L’età rappresenta un’importante determinante della variabilità delle preoccupazioni ambientali. I giovani fino a 24 anni sono più sensibili delle persone più adulte per quanto riguarda la perdita della biodiversità (il 31,1% tra i 14 e i 24 anni contro il 19,4% degli over55), la distruzione delle foreste (26,2% contro 20,1%) e l’esaurimento delle risorse naturali (30,3% contro 22,6%).

Gli ultracinquantacinquenni si dichiarano invece più preoccupati dei giovani per il dissesto idrogeologico (25,8% contro 16,6% degli under25) e l’inquinamento del suolo (22,4% contro 18,7%).

Inoltre, la quota di cittadini che esprime preoccupazione per lo stato dell’ambiente cresce all’aumentare del titolo di studio, con differenziali relativi particolarmente elevati rispetto ai cambiamenti climatici (63,9% tra chi ha la laurea rispetto al 52,2% tra chi ha al massimo la licenza media), alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti (48,8% rispetto al 35,2%) e all’inquinamento delle acque (41,7% contro 35,1%).

L’analisi dei comportamenti ambientali e degli stili di vita e di consumo sono di grande interesse per capire come i cittadini si rapportano all’ambiente.

Nel 2022, il 69,8% degli intervistati dall’Istat dichiara di fare abitualmente attenzione a non sprecare energia, il 67,6% a non sprecare l’acqua e il 49,6% a non adottare mai comportamenti di guida rumorosa al fine di limitare l’inquinamento acustico. Inoltre, il 35% della popolazione legge le etichette degli ingredienti e il 22,5% acquista prodotti a chilometro zero

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