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Privati - 7 Ottobre 2021

Record di bottiglie di spumante italiano stappate nel mondo

Con le vaccinazioni e l’allentamento delle misure di restrizione a livello globale, mai così tante bottiglie di spumante italiano sono state stappate nel mondo come quest’anno, in cui si registra un aumento record delle esportazioni del 26% in volume per effetto della voglia dei consumatori stranieri di tornare a brindare con le bollicine Made in Italy, dopo la lunga astinenza per effetto della chiusura dei ristoranti e degli ostacoli alle esportazioni legate alla pandemia. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al primo semestre dell’anno, durante il quale sono state spedite all’estero circa 290 milioni di bottiglie di spumanti.

La star delle bollicine Made in Italy si conferma il Prosecco, grazie a un incremento del 35% delle vendite oltre confine, che ne consolidano la leadership a livello mondiale in termini di volumi esportati davanti anche a Champagne e Cava.

Il maltempo e le anomalie climatiche non hanno pesato più di tanto sulle vigne del Prosecco, per il quale si annuncia un’annata da ricordare a livello di qualità. Un’arma in più per accrescere il successo sui mercati a partire da quello degli Stati Uniti, che sono diventati il primo acquirente di bottiglie di Prosecco, con un aumento del 48%; ma l’incremento maggiore delle vendite è stato in Russia, dove gli acquisti sono più che raddoppiati (+115%), mentre l’export è salito del 37% in Germania e del 32% in Francia, la patria dello Champagne. E dopo un inizio d’anno difficile il Prosecco torna a crescere persino in Gran Bretagna (+3%), che resta al secondo posto tra i suoi clienti.

Il Prosecco è anche il vino più taroccato al mondo, come dimostrano le imitazioni smascherate dalla Coldiretti: il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco tedeschi; ma in commercio sono arrivati anche il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo e il Crisecco della Moldova, mentre in Brasile, nella zona del Rio Grande, diversi produttori rivendicano il diritto di continuare a usare la denominazione prosecco nell’ambito dell’accordo tra Unione Europea e Paesi del Mercosur.

Fra l’altro, è recente l’annuncio che la Commissione Ue ha registrato la menzione tradizionale “Prošek” per un vino croato, operazione subito contestata dall’Italia. Il Prosek croato – spiega la Coldiretti – è un vino dolce da dessert, tradizionalmente proveniente dalla zona meridionale della Dalmazia, per il quale Zagabria chiede di registrare una “menzione tradizionale” dopo che il tentativo di proteggere la denominazione Prosek era già fallito nel 2013.

E’ necessario preparare subito l’opposizione da presentare non appena avvenuta la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale per fermare una decisione scandalosa, che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo” ha detto il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, aggiungendo che “la decisione della Commissione Europea cade a pochi giorni dalla storica sentenza della Corte di Giustizia Ue che si è pronunciata chiaramente contro l’utilizzo di termini storpiati o grafiche per richiamare tipicità protette dalle norme Ue”. Un pronunciamento storico per uno spumante la cui produzione abbraccia due regioni (Veneto e Friuli-Venezia Giulia), nove province e tre denominazioni d’origine (Prosecco Doc, Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Docg e Asolo Prosecco Docg) con una produzione complessiva che ha superato i 600 milioni di bottiglie dopo aver incassato, nel 2019, il riconoscimento Unesco per le Colline del Prosecco.

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