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Privati, Imprese - 12 Maggio 2023

“Rosa” il management delle cantine eno-turistiche

È triplicato il numero delle cantine italiane che presentano un’offerta di servizi per i viaggiatori eno-appassionati sempre più ricca e diversificata di esperienze appaganti e immersive. E determinante in questa crescita del settore enoturistico è il ruolo delle donne.

Lo ha rilevato l’indagine realizzata da Nomisma-Wine Monitor per Movimento Turismo del Vino, Città del Vino, Donne del Vino e La Puglia in Più, studio che, però, ha fatto emergere anche criticità all’interno di questo segmento, comunque in forte accelerazione.

La ricerca di Nomisma-Wine Monitor, che ha preso in esame 265 cantine e 145 comuni di distretti enologici, è la più estesa mai realizzata in Italia e fotografa un settore che registra un aumento significativo sia nel numero delle cantine sia nelle tipologie delle esperienze offerte.

La tipologia di cantina turistica più diffusa in Italia è quella piccola e familiare (39% del totale), particolarmente presente in Campania, Puglia e Umbria. Seguono le cantine con rilevanza storica o architettonica (14%) che hanno una diffusione più alta in Veneto e in Piemonte. Le imprese con marchio famoso o storico sono il 12% del totale e sono particolarmente diffuse in Veneto e Sicilia. Piemonte, Toscana, Friuli e Sicilia si caratterizzano invece per imprese del vino con particolari bellezze paesaggistiche e naturalistiche (11%) mentre in Puglia e in Umbria è più alta la quota di cantine ben organizzate per l’incoming” ha commentato Roberta Gabrielli, di Nomisma.

Nel complesso, aumentano e si evolvono rispetto al passato le esperienze offerte in cantina, che coinvolgono il benessere e il relax dei visitatori; per esempio, con una maggiore dotazione di aree verdi, la ristorazione, con proposte di pranzo e degustazioni, gli aspetti culturali (mostre, corsi, visite guidate nei luoghi vicini), lo sport (itinerari in vigna, tour in bici, jogging) e quelli formativi/esperienziali (eventi legati al vino, wine wedding).

L’indagine Nomisma ha acceso i riflettori su un aspetto importante, che riguarda il ruolo delle donne nell’offerta e nella domanda eno-turistica. Infatti, benché le cantine turistiche italiane siano dirette soprattutto da uomini (55%), il management della wine hospitality è soprattutto femminile (73%).
La wine hospitality delle Donne del Vino – ha sottolineato Roberta Gabrielli – si differenzia per una maggiore diversificazione dell’offerta: non solo vino, ma anche attività legate al benessere, alla ristorazione (28%) e ai corsi di cucina (40%), alla ricettività (36%), allo sport (piscine 15%) e all’organizzazione di visite a luoghi limitrofi o di collegamento a eventi culturali (50%). In altre parole, le donne stanno efficacemente trasformando l’attrattiva vino in una proposta di soggiorno di uno o più giorni, con attività legate all’arricchimento culturale e alla rigenerazione che ha origine nella natura”.

Il report Nomisma-Wine Monitor ha tuttavia evidenziato anche alcune criticità. In particolare, il 44% delle cantine sono lontane dai circuiti turistici o enoturistici, problema particolarmente evidente in Friuli-Venezia Giulia, Umbria e Campania.

Inoltre, la metà delle cantine chiude al pubblico nel fine settimana e nei giorni festivi, chiusura che sovente riguarda anche molti uffici turistici: questo costituisce un serio problema dal momento che i flussi dei visitatori sono invece solitamente concentrati nei giorni di festa e durante il week end.

Un terzo aspetto problematico per le cantine turistiche riguarda poi la ricerca del personale: nel biennio 2021-2022, tre cantine su quattro hanno riscontrato difficoltà a trovare figure addette all’accoglienza turistica, in particolare in Veneto, Sicilia, Friuli-Venezia Giulia, Puglia, Piemonte e Umbria”.

La ricerca si è infine soffermata sulle sinergie per lo sviluppo futuro del settore e ha approfondito l’identità delle Città del Vino, il network che promuove e valorizza il vino e la sua cultura per creare progetti condivisi e strategie di marketing turistico a livello nazionale ed europeo.

Per i 145 sindaci intervistati per l’indagine di Nomisma, infatti, essere Città del Vino significa promuovere e valorizzare il vino e la sua cultura (per il 76%); essere all’interno di una rete, di un progetto condiviso per poter creare strategie di marketing turistico (65%); avere una capacità di raccontare e di creare occasioni di promozione del territorio, dei suoi prodotti e delle sue aziende (48%).

Il Rapporto evidenzia anche gli ambiti in cui i Comuni possono migliorare per favorire l’enoturismo: potenziamento degli uffici di informazione turistica e loro apertura nei giorni festivi; sostegno alla formazione del personale anche per gli uffici pubblici in materia enoturistica; dotazione di strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale; maggiore condivisione delle collaborazioni e fare sempre più rete.

 

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