Quello che conta per te
Come Banca, ma prima di tutto come persone, desideriamo essere al tuo fianco per supportarti nella gestione della tua vita economica. Attraverso questa rubrica, mettiamo a tua disposizione le nostre competenze e la nostra esperienza per aiutarti a navigare con maggiore sicurezza tra le sfide finanziarie quotidiane. Il nostro obiettivo è offrirti strumenti utili e consigli pratici, affinché tu possa prendere decisioni autonome e consapevoli in tutti gli ambiti della tua vita che richiedono attenzione economica.
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Vivere bene domani
Vivere a lungo, cavarsela da soli
La non autosufficienza in tarda età: una responsabilità di tutti
#32 Vivere a lungo, cavarsela da soli
Indice dei contenuti
L’Italia vanta un primato invidiabile: siamo tra i paesi più longevi al mondo, un risultato straordinario frutto dei progressi della medicina, del miglioramento delle condizioni igienico-abitative, e di una maggiore consapevolezza sull’importanza di alimentarsi bene e svolgere attività fisica. Tuttavia, vivere a lungo non garantisce necessariamente una buona salute; infatti, i nostri eccellenti risultati in termini di longevità non si riflettono in una corrispondente durata della vita in buona salute. Si stima che una persona che va in pensione a 65 anni trascorrerà circa metà della propria vita in condizioni di salute non ottimali, un dato che richiede una seria riflessione e pianificazione.
“Vivere a lungo non garantisce necessariamente una buona salute, questo richiede una seria riflessione e pianificazione.”
Qualche dato per capire meglio
In Italia, l’esigenza di assistenza a domicilio per la popolazione anziana è ormai pressante. Secondo il Rapporto Istat 2021, circa un terzo degli over 75 presenta una grave limitazione dell’autonomia e per un anziano su 10 questa incide sia sulle le attività quotidiane di cura personale che su quelle della vita domestica. Al crescere dell’età cresce progressivamente anche la percentuale di anziani con gravi limitazioni funzionali: tra i 65-74enni è al 14,6%, raddoppia al 32,5% tra gli anziani di 75-84 anni e quadruplica tra gli ultra ottantacinquenni (63,8%).
Un dato allarmante, evidenziato da un’indagine del 2024 di Italia Longeva, riguarda le persone affette da demenza, tra le prime cause di perdita dell’autonomia in tarda età: il 64% di questi pazienti non riceve supporto da strutture socio-sanitarie dedicate. Questa situazione ricade pesantemente su milioni di famiglie, che si trovano ad affrontare un onere assistenziale notevole.
Non Autosufficienza: di che cosa si tratta?
La non autosufficienza non riguarda solo l’incapacità di lavorare, ma piuttosto l’impossibilità di svolgere autonomamente alcune attività quotidiane essenziali. In tal senso, tecnicamente, si parla di ADL (Activities of Daily Living, attività della vita quotidiana) ossia quelle abilità che dobbiamo avere per l’auto-cura di base. Le ADL includono fare la doccia o fare il bagno, vestirsi, preparare un pasto e mangiare senza aiuto. Le IADL (Instrumental Activities of Daily Living, attività strumentali della vita quotidiana) sono invece capacità più complesse, quindi hanno più probabilità di evidenziare i segni di declino delle persone altrimenti sane con cambiamenti cognitivi.
In ogni caso, quando la non autosufficienza si manifesta, diventa essenziale il supporto di qualcuno che si prenda cura di noi stabilmente, fornendo l’aiuto necessario per condurre una vita dignitosa, anche in assenza di capacità autonome. Tradizionalmente, la cura degli anziani non autosufficienti era un compito della famiglia, spesso in capo alle donne – caregiver. Fortunatamente, è ormai condiviso che l’assistenza non debba essere un esclusivo onere familiare; esistono supporti domiciliari forniti da professionisti specializzati o da personale di assistenza, che offrono tempo e competenze per un sostegno, spesso a lungo termine, delle persone anziane.
Questo, tuttavia, comporta una spesa significativa che deve essere stimata e pianificata con largo anticipo. L’importo medio mensile varia in funzione dei bisogni di assistenza e dei territori, e può arrivare a circa 3.500 euro per un’assistenza in strutture specializzate dedicate.
Se immaginiamo di moltiplicare questo importo, per 12 mesi e per 10 anni, risulta evidente l’estrema difficoltà che potremmo avere nel dover gestire questi impegni economici unicamente con le nostre forze.
La dimensione soggettiva: benessere, dignità e libertà
Al di là dei numeri, c’è una dimensione profondamente soggettiva e personale che richiede che ciascuno di noi si prenda cura della sua vita in tarda età. Immaginiamo il nostro futuro, la nostra vecchiaia. Come vorremmo viverla? Con dignità, autonomia e la possibilità di scegliere dove e come essere accuditi? O lasciarla al caso?
Pensarci per tempo significa molte cose: significa proteggere la qualità di vita futura, avere la serenità di sapere che, anche in un momento di fragilità, potremo ricevere le cure di cui abbiamo bisogno senza che la nostra indipendenza economica (o quella della nostra famiglia) venga compromessa.
Non solo, pianificare ci permette di preservare la nostra libertà di scelta e decidere in piena consapevolezza se preferiamo essere assistiti a casa nostra, circondati dagli affetti e dai ricordi, o in una struttura che risponda alle nostre esigenze specifiche, evitando che la decisione sia dettata solamente dalla disponibilità economica del momento.
“Pensare per tempo alla propria vita in tarda età, significa proteggere la qualità di vita futura”
Ricordiamoci inoltre che avere un piano è un atto di grande responsabilità non solo verso sé stessi, ma anche verso i nostri cari perché li solleva da preoccupazioni immense, sia economiche che emotive, e permette loro di non dover cercare soluzioni affrettate e di doverne sostenerne le spese.
Pianificare l’Assistenza: quattro passi fondamentali
Ci sono quattro passi fondamentali per pianificare la Non Autosufficienza in tarda età.
- Il primo passo è definire un obiettivo di stabilità stimando i costi che si dovrebbero sostenere in caso di Non Autosufficienza. Ad esempio, è utile stimare il costo di un’assistenza sanitaria domiciliare e sommare a questi importi le spese essenziali proprie della vita quotidiana.
- Il secondo passo è fare un inventario accurato delle risorse economiche disponibili in caso di non autosufficienza, prestando particolare attenzione a quelle periodiche o mensili, indispensabili per garantire dignità di vita e cure. In tal senso, è fondamentale stimare l’importo delle prestazioni pubbliche legate all’età, come la pensione di vecchiaia o quella anticipata, e verificare la presenza di altre risorse.
- Il terzo passo richiede di confrontare gli obiettivi (definiti nel primo punto) con le disponibilità economiche (del secondo), per capire quanta parte delle necessità è già coperta e quanta, invece, richiede di essere gestita.
- Infine, se emergono delle discrepanze tra le necessità stimate e le risorse disponibili, è consigliabile consultare un professionista per capire come minimizzare, in tutto o in parte, il rischio di non poter affrontare un evento con conseguenze economiche così rilevanti.
In sintesi, per gestire efficacemente il rischio di non autosufficienza, è innanzitutto essenziale accettare che il rischio in età avanzata è elevato e prepararsi ad affrontarlo. Occorre quindi simulare la situazione e stimare costi e necessità, sia se siamo single, sia se possiamo contare su supporti familiari. Infine, dobbiamo avviare una pianificazione attenta, che metta a confronto obiettivi e disponibilità, per individuare eventuali scoperture e trovare le soluzioni di mercato coerenti insieme a professionisti del mercato.
Conclusioni
Esito? Proteggersi da rischi economici imprevedibili è necessario, ma lo è altrettanto prepararsi ai nuovi rischi legati alla longevità. Questo aspetto è diventato ancora più pressante a causa dei cambiamenti nella struttura familiare, con un numero sempre minore di persone in grado di offrire supporto. Non dovremmo più considerare l’assistenza come un onere esclusivo della famiglia, ma come una necessità da gestire e prevenire anche con le proprie forze.