genesys Giovani e risparmio: come costruire il futuro da oggi
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Giovani e il risparmio

Costruire il futuro da oggi

#40 Giovani e il risparmio

Indice dei contenuti

I giovani hanno davvero perso la capacità di risparmiare? Oppure sanno ancora costruire basi solide per il loro futuro? Qual è il peso delle difficoltà economiche, della precarietà e del costo della vita sulle loro scelte quotidiane? E quanto incidono le mode, le pressioni sociali e un mondo che spinge al consumo immediato? Le ricerche mostrano luci e ombre: da un lato entusiasmo, dall’altro incertezze e timori. Ma è proprio in questa tensione tra presente e futuro che si gioca la sfida più grande: capire come i giovani possano trasformare il risparmio e l’investimento in un vero strumento di crescita personale ed economica.

Perché i giovani faticano a risparmiare oggi

Innanzitutto, quando parliamo di giovani, intendiamo la fascia di età che va dai 18 ai 35 anni. Le ricerche (Fonte: Assogestioni-Censis, V Rapporto su giovani e risparmio, 2024) fanno emergere che la maggior parte di loro ha incorporato il concetto di risparmio, tanto è vero che poco meno del 90% di loro applica una qualche forma di risparmio.

Perché risparmiano? Per la sicurezza quotidiana: il 53,5% mette da parte per fronteggiare imprevisti. Per sfizi e consumi: il 30,4% per viaggi e piccoli desideri. Ma si risparmia anche per acquisti importanti: il 26% per casa o auto. Mentre, il 24,6% vuole costruire ricchezza per un patrimonio futuro.

Tuttavia, c’è di rilevare una serie di aspetti per capire comportamenti, tendenze e cosa si può fare per migliorare il benessere economico e finanziario a partire da questa fascia di età. Purtroppo, i giovani si trovano ad affrontare alcune criticità:

  • redditi bassi e precarietà lavorativa, che riducono la capacità di accumulo;
  • costo della vita elevato, in particolare affitti, casa, formazione;
  • pressione sociale al consumo, tra viaggi, tecnologia e tempo libero;
  • divario patrimoniale: nel 2022 la ricchezza media delle famiglie giovani era di 154.000 euro contro i 321.000 di quelle anziane.

In pratica, i giovani risparmiano, ma poco perché partono da condizioni più fragili.

Il risparmio, un punto di partenza

I giovani vivono immersi in un’epoca che li spinge al consumo immediato, bombardati da messaggi pubblicitari e da modelli sociali che esaltano il “qui e ora”. Questa cultura del presentismo riduce la propensione a pensare al futuro e a pianificarlo. Le incertezze economiche, le crisi globali e le delusioni verso la politica e le istituzioni alimentano un sentimento di sfiducia che porta molti a cogliere il presente come unica certezza. Le ricerche Assogestioni-Censis mostrano che oltre la metà dei giovani si lascia condizionare da eventi improvvisi, prendendo decisioni impulsive sui propri risparmi. Allo stesso tempo, si evidenzia come solo il 15% investa davvero, nonostante il 70% dichiari di volerlo fare nei prossimi due anni (Risparmio e investimenti: il potenziale dei giovani italiani | We Wealth). In sostanza, la difficoltà non è solo economica ma anche culturale: senza strumenti di educazione e senza fiducia nel futuro, il rischio è di vivere alla giornata, trascurando le opportunità di costruzione graduale del proprio benessere economico.

“I giovani vivono immersi in un’epoca che li spinge al consumo immediato del “qui e ora”. Questa cultura riduce la propensione a pensare al futuro e a pianificarlo”

Prospettive future

Sempre nelle ricerche del Censis emerge che solo il 15% dei giovani investe davvero i propri risparmi, ma ben il 70% dichiara che vorrebbe farlo nei prossimi due anni. Ma cosa cercano in particolare?

  • Sicurezza nel tempo (44,4%)
  • Diversificazione (35,1%)
  • Buoni rendimenti (35%)
  • Eticità e valori ESG (23,7%)

Ben 82,7% dei giovani investitori teme di perdere i propri soldi. Timore legittimo ma che rischia di bloccare l’unico vero vantaggio competitivo che hanno: iniziare presto e sfruttare i benefici dell’interesse composto, sia per l’investimento che per la previdenza. Facciamo un piccolo esempio storico di cosa significa: un 20enne che avesse investito nel 1988 ogni anno 100 euro (al potere di acquisto di oggi) ogni mese in un fondo di investimento che investe in azioni globali avrebbe oggi all’età di 55 anni un montante pari a 120.922€, su un capitale versato di 31.688€ (Dati a luglio 2025 su indice di mercato Msci world tr su performance reali).

Ma le ricerche Assogestioni-Censis mostrano che i giovani si lasciano guidare troppo dall’emotività:

  • 56,9% controlla continuamente gli investimenti, rischiando mosse impulsive.
  • 54,7% si lascia condizionare da eventi globali come guerre o crisi economiche.
  • 35,2% segue la maggioranza (“herd behavior”).

Questi comportamenti portano a scelte avventate, spesso contrarie alla logica di un buon investimento che richiede tempo, pazienza e coerenza. In questo contesto, non sorprende che i giovani siano più attratti dalle criptovalute (17%) rispetto agli adulti (9%) (www.dire.it). Ma proprio il diffondersi di soluzioni speculative, presentate con un linguaggio vicino al mondo giovanile, impone massima attenzione: servono programmi di educazione finanziaria per evitare che strumenti poco trasparenti creino una falsa sensazione di sicurezza per il futuro economico.

Le sensibilità dei giovani

I giovani non guardano solo al rendimento: sempre più spesso vogliono che i loro soldi abbiano un impatto positivo sul mondo. Le ricerche Assogestioni-Censis mostrano che il 23,7% dei giovani considera l’eticità e i valori ESG tra i criteri più rilevanti nelle scelte di investimento. Questa sensibilità è confermata a livello europeo, dove oltre l’80% dei giovani ritiene che la lotta ai cambiamenti climatici debba essere una priorità. L’interesse non è solo teorico: molti giovani chiedono strumenti digitali che permettano di gestire il risparmio e accedere a piani di accumulo personalizzati, con attenzione alla sostenibilità.

Anche i grandi operatori finanziari segnalano che le nuove generazioni sono più disposte ad accettare rendimenti leggermente inferiori pur di investire in aziende responsabili. Infatti, tra gli italiani informati sui fondi ESG (Consob) , circa il 15% dei giovani è disposto ad accettare rendimenti inferiori pur di investire in modo sostenibile. In questo senso, i giovani appaiono non solo come investitori emergenti, ma anche come i veri protagonisti di una trasformazione culturale che coniuga crescita economica e attenzione verso il pianeta.

I giovani non sono cicale

Ci sono anche segnali incoraggianti che fanno ben sperare: giovani che non solo sperimentano sfiducia, ma che muovono passi verso il futuro con fiducia e idee concrete. Secondo l’indagine “Tra speranza e pragmatismo: ritratto dei giovani Italiani” dell’IUSVE-Ipsos, il 59% dei giovani crede che l’intelligenza artificiale avrà un impatto positivo sul mondo del lavoro, e il 65% ritiene che essa creerà nuove professioni (https://www.iusve.it/indagine-iusve-ipsos/).

Si afferma anche un ritorno di partecipazione attiva: nel 2024 torna sopra il 10% la partecipazione al volontariato tra i diciotto-diciannovenni, segno che i giovani cercano già occasioni concrete per dare senso al presente (Openpolis).

Questi elementi fanno capire che, anche se persistono sfide reali, economiche, sociali, ambientali, esiste una base concreta su cui costruire: giovani disposti a informarsi, a sperimentare, a partecipare. E con l’aiuto di buone politiche pubbliche, educazione finanziaria e istituzioni affidabili, queste speranze possono tradursi in cambiamento vero.

“Segnali incoraggianti che fanno ben sperare, mostrano giovani muovono passi verso il futuro con fiducia e idee concrete”

Conclusioni

I giovani non sono una generazione distratta, ma una generazione in cerca di strumenti. Hanno incorporato il valore del risparmio e desiderano investire, ma spesso si trovano disorientati tra precarietà, pressioni sociali e offerte speculative. Le ricerche mostrano però che cresce la sensibilità verso la sostenibilità, l’innovazione e la costruzione di un futuro migliore. Con il giusto supporto educativo e consulenziale, il vantaggio del tempo può trasformarsi in un motore potente di ricchezza e benessere. Non si tratta solo di accumulare capitale, ma di dare forma a un progetto di vita solido, responsabile e in armonia con il mondo che li circonda. In questo, i giovani hanno tutte le carte in regola per diventare i veri protagonisti economici e sociali dei prossimi decenni.

“I giovani non sono vasi da riempire, ma fuochi da accendere.” (Plutarco)

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