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- 3 Settembre 2021

Il formaggio italiano

Parmigiano Reggiano, Gorgonzola, Caciocavallo, Provolone, Ricotta, Mozzarella e Pecorino sono solo alcuni dei formaggi italiani più amati all’estero e che, quest’anno, stanno spopolando sui mercati internazionali. Nei primi cinque mesi, fra l’altro, le esportazioni verso gli Stati Uniti sono ammontate a circa 13.635 tonnellate, con un balzo di oltre il 120% nel solo maggio. “Un’accelerazione che posiziona l’Italia al primo posto tra gli esportatori di formaggio negli Usa” secondo l’ultima indagine effettuata da un’autorevole società di consulenza e servizi per il settore lattiero-caseario.

 

Ma quello statunitense non è l’unico mercato estero a far registrare un’impennata delle importazioni di formaggi italiani, tra i quali figurano diversi piemontesi particolarmente apprezzati per la loro specifica qualità, quali il Castelmagno, il Bra, il Murazzano, la Raschera, il Taleggio, la Robiola di Roccaverano e le diverse Tome. Infatti, sempre da gennaio a maggio, l’export verso Australia e Canada ha fatto registrare un incremento appena al di sotto del 30% sullo stesso periodo del 2019. In particolare, si è raggiunto il miglior risultato dal 2016 sul mercato canadese, con 2.627 tonnellate esportate (+27,6% rispetto allo stesso periodo del 2020).

 

A proposito dell’impennata dell’export in Canada, come spiegato dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, è stata stimolata dal Ceta, l’accordo economico e commerciale tra Unione Europea e Canada. “Il Ceta è vantaggioso per l’agricoltura italiana” ha detto Giansanti, sottolineando che “gli accordi commerciali sottoscritti dalla UE sono, in generale, un valido strumento per supportare la crescita delle esportazioni agroalimentari italiane, anche per la tutela assicurata alle indicazioni geografiche. Prima del Ceta, per esempio, le denominazioni Prosciutto di Parma e Prosciutto San Daniele non potevano essere utilizzate sul mercato canadese”.

 

Proprio questo nuovo accordo evoca il fenomeno dell’”italian sounding”, molto preoccupante: i nostri prodotti sono conosciuti in tutto il mondo, simbolo di qualità a partire dalle materie prime e per questo spesso vengono “contraffatti” o si utilizza la nostra eredità gastronomica per vendere i prodotti senza alcun legame con il nostro Paese, ingannando i consumatori e provocando danni alla nostra economia, ai produttori originali oltre che alla reputazione del Made in Italy.

 

A taroccare il cibo italiano – evidenzia la Coldiretti – sono soprattutto i Paesi emergenti e i più ricchi, dalla Cina all’Australia, dal Sud America agli Stati Uniti.

 

Negli Usa – ha denunciato la Coldiretti – il 99% dei formaggi di tipo italiano sono “tarocchi”, nonostante il nome richiami esplicitamente le specialità casearie più note del Belpaese. E sul mercato dell’italian sounding si è buttata anche la Russia, dove l’embargo ai prodotti italiani per il braccio di ferro con l’Unione europea ha favorito la nascita e la proliferazione di brutte copie locali del Made in Italy.

 

Fra le brutte copie dei prodotti caseari italiani nel mondo, in cima alla classifica c’è la mozzarella, seguita dal Parmesan, dal provolone, dalla ricotta e dal Romano, realizzato però senza latte di pecora. “La pretesa di chiamare con lo stesso nome prodotti profondamente diversi è inaccettabile, secondo la Coldiretti, anche perchè costituisce concorrenza sleale. E Confagricoltura ha invocato  un salto di qualità della politica commerciale della UE non solo nell’ottica della sostenibilità ambientale e della protezione delle risorse naturali, ma anche con l’inserimento della clausola di reciprocità negli accordi con i Paesi terzi. In sostanza, il mercato unico può essere aperto soltanto ai prodotti ottenuti con regole compatibili con quelle europee in materia di sicurezza alimentare, diritti dei lavoratori, sostenibilità ambientale, benessere degli animali e, per quanto riguarda la certificazione ambientale dei prodotti, il presidente di Confagricoltura ha aggiunto che bisogna “cominciare a lavorare per il varo di un sistema di certificazione ambientale dei prodotti agricoli: per il Made in Italy sarebbe un riconoscimento aggiuntivo, oltre a quello consolidato e indiscutibile della qualità, per conquistare nuove posizioni sul mercato mondiale”.

 

Tornando ai numeri, va ricordato che nel primo quadrimestre di quest’anno l’Istat ha censito un balzo del 7,5% dell’export di formaggi italiani, per un valore di oltre un miliardo di euro, facendo segnare il record storico. Circa i 2/3 delle esportazioni sono dirette all’interno dell’Unione Europea, dove si è verificato un aumento dell’8,8% mentre gli Stati Uniti sono il principale mercato di sbocco fuori dai confini comunitari con il balzo del 12%. Un risultato favorito dall’entrata in vigore, l’11 marzo 2021, dell’accordo tra il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen e il presidente Usa, Joe Biden, sulla sospensione di tutte le tariffe relative alle controversie Airbus-Boeing, fra l’altro con l’eliminazione dei dazi aggiuntivi del 25% sulle esportazioni dei grandi formaggi italiani in Usa.

 

 

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