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- 5 Novembre 2020

Pasta, gli italiani tornano a cimentarsi con la pasta fatta in casa.

Con l’emergenza Covid, in Italia, più di una famiglia su quattro (26%) è tornata a cimentarsi nella preparazione della pasta, semplice o ripiena, fatta in casa. E’ un effetto del maggior tempo passato tra le mura domestiche, causa lockdown e smart working. Il fenomeno è stato rilevato da una indagine Coldiretti/Ixe’ presentata in occasione della Giornata Mondiale della Pasta, celebrata il 25 ottobre.

 

E la stessa Coldiretti ha sottolineato che proprio la pandemia ha di fatto favorito uno storico ritorno al passato rispetto alle prime fasi dell’industrializzazione e urbanizzazione dell’Italia, quando la conquista della modernità passava anche dall’acquisto della pasta, piuttosto che dalla sua fattura in casa. Allora, però, erano soprattutto le anziane a usare il matterello; mentre adesso la passione dell’impasto si sta diffondendo anche tra i più giovani e tra persone completamente a digiuno delle tecniche di preparazione, grazie anche ai robot da cucina che, infatti, hanno registrato un boom di vendite.

 

Così, nei primi sei mesi di quest’anno, si è registrata una crescita boom degli acquisti di farina (+59%) e delle uova (+22%), proprio per effetto della tendenza degli italiani a sbizzarrirsi preparando pasta fatta in casa. E quanto non c’è tempo sufficiente per farlo, si cerca comunque di far scorte dagli scaffali di pasta Made in Italy, che utilizza solo grano nazionale, i cui acquisti sono cresciuti in valore del 29% rispetto allo stesso periodo del 2019.

 

Una vera e propria svolta patriottica, favorita dall’obbligo dell’etichettatura di origine del grano impiegato che ha spinto le principali industrie agroalimentari a promuovere delle linee produttive con l’utilizzo di cereale coltivato interamente nei campi della Penisola.

 

L’Italia è il Paese con il più elevato consumo di pasta al mondo: 23,5 chilogrammi a testa all’anno, contro i 17 chili della Tunisia, seconda in questa speciale classifica, che vede seguire i primi due da Venezuela (12 kg), Grecia (11 kg), Cile (9,4 kg), Stati Uniti (8,8 kg), Argentina e Turchia a pari merito (8,7 kg).

Dati dai quali si ricava che l’amore per la pasta è diffuso a livello globale e che spiegano il continuo aumento delle esportazioni di pasta dall’Italia, salite del 23% nei primi sette mesi quest’anno, quando il loro valore ha fatto segnare il record storico di quasi 1,9 miliardi di euro. A trainare le vendite all’estero sono gli Stati Uniti, dove gli acquisti di spaghetti e pennette Made in Italy sono balzati del 41% – ha rilevato la Coldiretti – ma anche il Regno Unito, dove i consumi sono saliti del 29%. Aumenti a doppia cifra sono stati registrati anche in Germania (+22%) che si conferma il primo mercato estero per la pasta italiana e in Francia (+17%), per non parlare della Cina (+38%), il cui import di pasta italiana però in quantità ancora limitate.

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