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- 29 Aprile 2021

Torino sul podio nazionale della cultura

Torino sul podio nazionale della cultura. La provincia con la Mole è al terzo posto in Italia nelle classifiche per l’incidenza sistema produttivo culturale e creativo nell’economia locale sia per valore aggiunto che per l’occupazione, in entrambi i casi con il tasso dell’8,1%.

La medaglia di bronzo a Torino è stata attribuita dal Rapporto “Io sono cultura”, promosso da Fondazione Symbola, Unioncamere, insieme a Regione Marche e Credito Sportivo, con la partnership di Fondazione Fitzcarraldo e Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e con il patrocinio del ministero della Cultura.

Il Rapporto, giunto alla decima edizione, è l’unico studio in Italia che, annualmente, quantifica il peso della cultura e della creatività nell’economia nazionale. Uno studio che contiene, insieme a un’analisi del sistema pre-covid (2019), anche informazioni sul 2020, ricavate attraverso un’indagine condotta su un campione di oltre 1.800 imprese appartenenti al core del sistema produttivo culturale e creativo, confermando che cultura e bellezza del nostro Paese rappresentano tratti fondativi della società (da qui il titolo del rapporto) e, grazie alla loro forte relazione con la manifattura, hanno dato vita a una delle più forti identità produttive del mondo: il Made in Italy.

Nel 2019, il sistema produttivo culturale e creativo in Italia era in crescita e rappresentava il 5,7% del valore aggiunto italiano: oltre 90 miliardi di euro, cioè l’1% in più dell’anno precedente.

 

Oltre il 44% di questa ricchezza era generato da settori non culturali, manifatturieri e dei servizi, nei quali lavorano oltre 630.000 professionisti della cultura. Il sistema produttivo culturale e creativo dava lavoro a più di un milione e mezzo di persone, vale a dire il 5,9% dei lavoratori italiani. Dato in crescita rispetto al 2018: +1,4%, con una performance nettamente migliore rispetto al complesso dell’economia (+0,6%).

 

Nel rapporto “Io sono cultura” si trova che il 44% degli operatori della filiera stima perdite di ricavi nel 2020 superiori al 15% del proprio bilancio, mentre il 15% prospetta perdite che superano addirittura il 50%. A soffrire di più sono state le imprese dei settori performing arts e arti visive, quelle operanti nella conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e artistico, per la maggiore esposizione alle norme di distanziamento sociale e molte delle imprese che rappresentano l’indotto culturale come, per esempio, parte della industria turistica nazionale.

Occorre tuttavia segnalare anche la presenza di settori in cui l’incidenza di imprese che dichiarano di aver sperimentato una crescita dei ricavi è tutt’altro che trascurabile – hanno scritto gli autori dello studio – in primo luogo il settore videogiochi e software (avvantaggiato dall’allontanamento sociale che ha aumentato la domanda di intrattenimento domestico), ma anche il comparto architettura e design”.

 

Comunque, la crisi pandemica ha evidenziato tante fragilità del settore. Prima su tutte la frammentazione tra i vari segmenti: “le diversità di mondi peculiari, che necessitano di norme e strumenti specifici, – si spiega – va accompagnata da una visione sistemica del settore e da un’idea di sviluppo condivisa, frutto di contaminazioni crescenti e necessarie per attivare una catena del valore che renda più sostenibili le produzioni culturali”.

 

In ogni caso, i numeri dimostrano che la cultura è uno dei motori dell’economia italiana. E la Lombardia, con 24,1 miliardi di euro e 353 mila addetti, si collocano ai vertici del panorama culturale italiano. Sono valori che, rispettivamente, incidono per il 7,3% e il 6,9%. In particolare, Milano si conferma prima su entrambi gli indicatori economici, con incidenze intorno ai dieci punti percentuali. A livello provinciale, Roma è seconda per valore aggiunto (8,7%) e quarta per occupazione (7,9%). Dopo Torino, terza, seguono, per valore aggiunto Arezzo (7,6%), Trieste (7,1%), Firenze (6,8%), Bologna (6,1%) e Padova (6,0%).

 

Come evidenzia il nuovo Rapporto, il ruolo della cultura non si ferma alla sola quantificazione dei valori della filiera. Importanti sono anche i legami tra cultura e turismo (la Lombardia è la prima regione per spesa turistica attivata dalla domanda di cultura con 3,9 miliardi di euro e quinta per incidenza della stessa sul totale della spesa culturale). Quanto al legame tra cultura e manifattura appare evidente nei distretti, ovvero in quelle aree dove è presente una rilevante concentrazione di professioni artigianali, che valorizzano competenze creative del made in Italy. Fra queste eccellenze distrettuali, fortemente orientate ai mercati esteri, si trovano Monza-Brianza, Arezzo, Alessandria, Modena, Reggio Emilia, Pesaro-Urbino.

In Piemonte, le imprese del sistema produttivo culturale e creativo sono quasi 21.000 a fine 2019: 7.556 attive nel settore architettura e design, 2.724 nella comunicazione, 837 nell’audiovisivo- musica, 2.457 nei videogiochi e software, 4.690 nell’editoria-stampa, 2.297 nelle performances arts e arti visive, infine 83 nel patrimonio storico e artistico.

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