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Privati, Imprese - 13 Settembre 2023

Alloggi per universitari, situazione e prezzi

Lo ha scritto Raffaele Lungarella su lavoce.info sottolineando che gli ostacoli che incontrano sono la manifestazione del più generale problema dello squilibrio tra la domanda e l’offerta di abitazioni in affitto e che una sistemazione abitativa meno onerosa per gli studenti fuori sede necessita sia di azioni specificamente indirizzate a loro sia di interventi di portata più ampia, che migliorino le possibilità di accesso al mercato della locazione per tutti coloro che non possono pagare i canoni del libero mercato.

Al 1° novembre 2022, i posti alloggio offerti dagli enti per il diritto allo studio erano 40.069, il 90% dei quali occupati da studenti con una borsa di studio; ma, alla stessa data, erano 95 mila gli studenti in possesso dei requisiti per concorrere all’assegnazione di un posto alloggio gestito da quegli enti.

Il Pnrr, con un finanziamenti di 960 milioni di euro, dovrebbe aumentarne il numero di circa 60 mila entro il 2026, anche con interventi da parte di operatori non pubblici, che riceveranno un contributo per la loro realizzazione. La normativa, però, non indica se e in che misura il contributo pubblico inciderà sul canone richiesto agli studenti.

Servono ovviamente anche altre azioni sul versante sia dell’offerta sia della domanda. Sul primo versante, l’iniziativa più rilevante da intraprendere dovrebbe avere come obiettivo l’ampliamento dell’offerta di alloggi affittati a canoni concordati, che sono più bassi di quelli di mercato. Ne beneficerebbero tutti gli inquilini alla ricerca di abitazione a basso canone.

Il principale canale di aiuto agli studenti fuori sede è la detrazione fiscale del 19% su una spesa per l’affitto massima di 2.633 l’anno, con un risparmio di 500 euro, pari al canone di un mese per un posto letto in una grande città. Nel 2021 se ne sono avvalsi 232.724 contribuenti, su un canone medio di 1.646 euro. Ne deriva che il numero di studenti per i quali è stata applicata la detrazione è notevolmente inferiore a quello dei contribuenti che ne hanno beneficiato: poco più di 145 mila, un dato molto più basso di quello degli studenti fuori sede.

Nelle città con una forte capacità di attrazione sia di studenti universitari sia di turisti pesa anche la preferenza di non pochi proprietari per gli affitti di brevissima durata (pochi giorni, quando non uno), che sottraggono una parte dell’offerta di alloggi alla locazione annuale (tipica per gli studenti, in genere) o di più lunga durata.

Comunque, occorre innanzitutto ampliare l’offerta complessiva di abitazioni per l’affitto, considerando però che i giusti propositi sul consumo del suolo non permettono di puntare sulla costruzione di nuove abitazioni.

Occorre, perciò, operare sull’offerta del patrimonio esistente per accrescerne la parte accessibile alle famiglie e ai soggetti meno abbienti. È possibile farlo utilizzando la leva fiscale, limitando l’applicazione della cedolare secca ai canoni concordati, che, essendo più bassi di quelli di mercato, assolvono anche una funzione sociale.

Ma è necessario anche valutare la fattibilità di interventi di edilizia agevolata, incentivati con contributi pubblici, destinati alla locazione temporanea o permanente a canoni contenuti.

Degli effetti di queste eventuali decisioni, i fuori sede beneficeranno anche indirettamente: l’ampliamento dell’area dei canoni meno onerosi, infatti, allenta la domanda sul mercato libero delle locazioni, con conseguente contenimento anche dei relativi canoni.

A proposito di sistemazioni per studenti e lavoratori fuori sede, alla vigilia del nuovo anno accademico, alle porte, l’ultimo rapporto di Immobiliare.it Insights, società del gruppo Immobiliare.it, ha rilevato che lavoratori e universitari quest’anno si troveranno ad affrontare una situazione ancora caratterizzata da rincari dei prezzi, anche se non in tutte le città. Dall’altra parte avranno a disposizione un’offerta del mercato più cospicua, visto l’aumentare diffuso degli alloggi di questa tipologia (+34% per le singole).

Infatti, lo studio evidenzia un aumento dell’offerta molto importante soprattutto nei centri satellite, come Brescia (+75%), Latina (+68%) e Bergamo (+49%), che ora si propongono come alternativa ai poli di maggiore dimensione, grazie anche alla presenza di collegamenti rapidi con la grande città e un’offerta didattica spesso similare.

La domanda, comunque, continua a crescere: la richiesta per le singole è salita del 27% rispetto al 2022.

Milano, dopo aver fatto partire la protesta delle tende poco prima dell’estate, per la prima volta negli ultimi anni, frena sui rincari. Rimanendo comunque la più cara, con un costo medio delle singole di 626 euro al mese, “appena” l’1% in più rispetto all’anno scorso grazie all’aumento dell’offerta (+36%), oltre che della domanda (+15%).

Per quanto riguarda le singole, dunque, Milano resiste sul gradino più alto del podio; mentre  Bologna supera per la prima volta Roma: per potersi permettere una stanza tutta per sé nel capoluogo emiliano bisogna mettere a budget 482 euro, a fronte dei 463 euro nella Capitale.

In quarta posizione c’è Firenze con 435 euro. Quasi appaiate Modena e Bergamo, con 412 euro e 411 euro rispettivamente. Superano, appena, la soglia dei 400 euro anche Padova e Verona (404 euro e 401 euro, rispettivamente). Poco al di sotto di questa cifra, chiudono la top10 nazionale Venezia (396 euro) e Brescia (385 euro).

A Torino il costo medio per una singola è di 373 euro, il 3% in più rispetto all’anno scorso.

Diversa la situazione se si vanno a esaminare i prezzi del posto letto in doppia: se il capoluogo lombardo conserva la prima posizione con 348 euro, al secondo posto si trova invece Roma con 272. Terza posizione è Napoli con 258 euro. Seguono Firenze (255 euro) e Bologna (249 euro). Sesta Padova a 231 euro, seguita da Modena, dove un posto letto costa 226 euro. A Torino la media è di 219 euro (+14%).

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