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Privati, Imprese - 21 Agosto 2023

Terzo settore e volontariato

Al 6 luglio scorso, in Italia, sono 111.552 gli enti che risultano iscritti al Runts (Registro unico nazionale del Terzo Settore), di cui poco meno di 69.000 sono trasmigrati, ovvero enti precedentemente iscritti ai Registri regionali del Volontariato e della Promozione sociale.

Vi sono poi più di 24.000 imprese sociali i cui dati sono stati condivisi con il Runts dalla sezione speciale del Registro delle imprese tenuto dalle Camere di commercio e, infine, compaiono quasi 19.000 “nuovi” Ets (Enti del Terzo Settore), che si sono iscritti al Runts a partire dal novembre 2021.

Di questi nuovi iscritti, una parte sono enti effettivamente nati dopo l’avvio della riforma; un’altra è rappresentata da soggetti che hanno deciso di “emergere”, ovvero che non erano mai stati iscritti ad alcun registro pubblico. Infine, una terza parte è composta da organizzazioni che si erano iscritte a qualche albo settoriale o territoriale e che hanno deciso di “fare il salto” al Registro Unico.

Dunque, dopo meno di due anni, il Runts entra in una fase di maturità e, poco alla volta, diventa una vera e propria “anagrafe” degli enti del Terzo Settore, così come definiti dal codice del Terzo Settore del 2017.

Una componente importante del Terzo Settore è costituita dalle Inp (Istituzioni non profit), il 72,1% delle quali si avvale dell’attività gratuita di 4,661 milioni di volontari (dati Istat 2021). Complessivamente, le istituzioni non profit attive in Italia nel 2021 sono 363.499 e impiegano complessivamente 870.183 dipendenti.

Anche se in calo rispetto al 2015 (-15,7%), i volontari in Italia rappresentano uno dei pilastri portanti del settore, svolgendo attività che incidono fortemente sullo sviluppo economico e sociale del Paese, sulla qualità della vita, sulle relazioni sociali e il benessere dei cittadini.

Sia in termini di istituzioni che di volontari, la presenza più rilevante si registra nel Nord Italia.

Anche per il numero di volontari rispetto alla popolazione residente (790 volontari per 10mila abitanti a livello nazionale), prevalgono nella distribuzione le regioni settentrionali, insieme a quelle centrali, con 1.165 volontari per 10mila abitanti nel Nord-Est e 887 nel Nord-Ovest.

Considerando la forma giuridica delle Inp, le unità che si avvalgono di volontari sono nella stragrande maggioranza dei casi associazioni (89,1%); mentre le fondazioni sono l’1,8% e le cooperative sociali il 2,6%.

Le istituzioni che operano grazie al contributo dei volontari e i volontari stessi si concentrano nei settori delle attività culturali e artistiche, sportive, ricreative e di socializzazione, che insieme aggregano il 65,2% delle istituzioni con volontari e il 54,5% dei volontari. Seguono i settori dell’assistenza sociale e protezione civile (con il 10% di istituzioni e il 14,7% di volontari) e quello della sanità (4,4% di istituzioni e 9,8% dei volontari). Il 6,5% dei volontari presta invece la propria attività in istituzioni non profit a carattere religioso.

In particolare, la quota di istituzioni che si avvalgono di volontari è più alta nei settori dell’ambiente (86% delle istituzioni attive nel settore), delle attività ricreative e di socializzazione (85,6%), della filantropia e promozione del volontariato (84,6%), della cooperazione e solidarietà internazionale (83,1%) e dell’assistenza sociale e protezione civile (78,3%).

I volontari impegnati nel settore non profit sono per il 57,5% uomini e il 42,5% donne.

In generale, la dimensione delle Inp che si avvalgono delle attività gratuite dei volontari è abbastanza contenuta: più della metà ha meno di dieci volontari (54,2%). L’11,4% ha dimensioni estremamente modeste, con al massimo due volontari e il 42,8% ha un numero di volontari compreso fra tre e nove. Conta invece su un numero cospicuo di volontari (50 e più) il 6,4% delle istituzioni, concentrando il 40,1% dei volontari.

Rispetto al 2015 è cresciuta l’incidenza delle Inp di piccolissime dimensioni, con uno o due volontari (11,4% nel 2021, a fronte del 7,9% nel 2015) e anche la quota dei volontari delle istituzioni di dimensioni medio-grandi (29,7% di volontari a fronte del 27,4% nel 2015).

L’86,5% delle Inp attive nel 2021 è impegnato in attività rivolte alla collettività in generale, mentre il 13,5% orienta la propria attività ed eroga servizi a categorie di persone con specifici disagi.

Considerando le diverse categorie sociali con situazioni di fragilità, vulnerabilità o disagio, nel 55,8% dei casi le Inp si occupano di disabilità fisica e/o intellettiva, nel 32,9% di persone in difficoltà economica e/o lavorativa, nel 31,2% di persone con disagio psico-sociale, nel 25,3% di persone vulnerabili, per esempio in condizione di solitudine o isolamento.

A seguire, il 24,4% delle istituzioni dedite a categorie disagiate si occupa di minori, il 17,5% di familiari di persone con disagio, il 13,2% di persone affette da patologia psichiatrica e il 12,9% si occupa di immigrati, richiedenti asilo, rifugiati, profughi, Rom, Sinti e Caminanti.

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