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Grave impatto del Covid anche sulla cultura che non si arrende e rilancia con proposte online ed attività a distanza.

Grave impatto del Covid anche sulla cultura che non si arrende e rilancia con proposte online ed attività a distanza.

Il ciclone Covid-19 si è abbattuto, naturalmente, anche sul comparto della cultura, provocando grandi impatti traumatici in un contesto già indebolito da una lunga crisi, da debolezze strutturali, vuoti legislativi, cornici normative incomplete e contraddittorie, sostenibilità precaria, spesso mantenuta in equilibri acrobatici da imprenditori mecenati e lavoratori che, con sacrificio, antepongono l’opera all’interesse personale.

 

Teatro, cinema, musica, arte e musei stanno soffrendo come non mai. Il lockdown da pandemia li ha messi in ginocchio.
È stato stimato, autorevolmente, che in Piemonte il settore abbia perso cento milioni di euro nei primi sei mesi di quest’anno. La metà per i mancati incassi da tre comparti del settore culturale regionale: spettacolo dal vivo, musei, esercizi cinematografici.
In particolare, secondo l’Osservatorio culturale del Piemonte, la perdita dello spettacolo dal vivo è calcolabile in 17,5 milioni e in 13,5 per i cinema. Senza contare l’indotto. Sono stati persi 14.000 tra spettacoli ed eventi e 1.400 repliche prodotte da soggetti piemontesi.

 

 

Il Piemonte conta una quarantina di teatri, molti dei quali storici, come il Regio e il Carignano di Torino, l’Alfieri di Asti, il Toselli di Cuneo, il Coccia di Novara, il Municipale di Casale. Conta, inoltre, quasi 250 schermi cinematografici (nel 2019, nelle sale cinematografiche della regione sono state venduti 7,2 milioni di biglietti, per complessivi 46,3 milioni di euro; mentre nel primo semestre 2020 i biglietti venduti sono stati 1.649.121, con l’incasso di 10,6 milioni, inferiore del 54% allo stesso periodo precedente). In Piemonte, i lavoratori dello spettacolo sono quasi 16.000, che, l’anno scorso, complessivamente hanno avuto una retribuzione di poco superiore ai 184 milioni. In particolare, gli attori sono poco più di duemila.

 

Nel 2018, l’intero settore della cultura piemontese ha avuto contributi pubblici e privati per 262 milioni di euro, dei quali 44,1 milioni dallo Stato, 56,5 dalla Regione, 97,5 dai Comuni, 61,4 dalle Fondazioni di origine bancaria.
Ora la spaventosa mancanza di risorse, in seguito alla chiusura totale dei locali prima, al drastico contingentamento poi e alla nuova sospensione, non hanno però portato alla resa.

Quasi tutti gli operatori hanno reagito e stanno reagendo. Per sopravvivere, per mantenere il contatto con il proprio pubblico; ma anche attrezzandosi per risultare più forti e competitivi quando il ciclone sarà passato. La crisi da coronavirus è stata ed è occasione per una revisione profonda dell’attività, in ogni suo aspetto, dai prodotti ai servizi, dalle strutture all’organizzazione del lavoro.

Partendo dall’uso del digitale, fattore strumentale strategico.

 

Una recentissima rilevazione ha consentito di constatare che già sette soggetti su dieci hanno proposto on line contenuti o iniziative.

Un esempio è quello del Teatro Tangram Torino, che, grazie al sostegno della Banca del Piemonte e al supporto del gruppo Rete 7 Piemonte, ha spostato la programmazione di sei spettacoli sul digitale terrestre e sui canali social, portando così il teatro a casa di ciascuno, mettendoli in scena in diretta sul palco della sala cittadina di via Don Orione, storica sede della Compagnia.

 

Banca del Piemonte ha dato lo stimolo e la possibilità di realizzare l’ultima parte di stagione 2020 al Tangram Teatro “accogliendo” un pubblico numeroso, anzi numerosissimo, molto più di prima.

 

Un pubblico a cui saranno portati i sei spettacoli direttamente a casa, grazie all’iniziativa FARE TEATRO, attraverso – come si diceva un tempo – la televisione o come è d’uso dire oggi, il digitale terrestre.  Sei spettacoli che dal Tangram Teatro vanno contemporaneamente in onda in diretta sul canale 110 Piemonte + della televisione di casa. Ma anche sulle pagine Facebook di Banca del Piemonte e Tangram Teatro per una fruizione il più possibile allargata.

Lo sforzo è di realizzare una stagione vera, ripresa da una troupe televisiva con quattro camere e una regia video, per offrire un “prodotto” culturale che possa continuare e anzi rafforzare il dialogo con il pubblico.

 

“La creatività nasce dall’angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorgono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie…Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni… È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze” –  Albert Einstein.

Quattro nuovi conti per le imprese

Quattro nuovi conti per le imprese

Abbiamo lanciato quattro nuovi conti: uno per i professionisti, gli artigiani e i piccoli imprenditori seguiti dalle Filiali (Conto BP Impresa), uno personalizzabile per le aziende (Conto BP Impresa su Misura), uno per gli enti senza scopo di lucro (Conto BP Non Profit) e uno per la gestione amministrativa dei condomini (Conto BP Condominio).

 

 

Il Conto BP Impresa è offerto in una gamma di tre versioni diverse, pensate per garantire la soluzione migliore a seconda del volume dell’operatività del titolare.

 

 

La versione Easy, a un canone mensile di 10 euro, tutto incluso, prevede fino a 120 operazioni all’operazioni all’anno, la carta di debito Nexi Debit Business, carta di credito Nexi Business gratuita il primo anno e CO.RE. Banking Light (il CO.RE. Banking consente di operare su tutti i rapporti attivati presso le proprie banche, scegliendo l’opzione Multibanca ). La versione Pro si differenzia dalla Easy solo per il maggior numero di operazioni annuali possibili (200) e, perciò, con il canone mensile di 15 euro.

 

 

Infine la terza versione, la Up, al canone di 20 euro al mese, tutto incluso, prevede operazioni illimitate, Internet Banking, BPnow e tutti i profili CO.RE. Banking, oltre alla carta di debito Nexi Debit Business e la carta di credito Nexi Business gratuita per il primo anno.

 

 

Il Conto BP Impresa su Misura è riservato alle imprese seguite dai Gestori PMI o dai Corporate Bankers. Ha un canone trimestrale e una serie di prodotti da collegare al conto in base alle dimensioni e all’attività della società. L’importo del canone e gli altri costi sono personalizzabili a seconda dell’operatività dell’impresa. La “misura” del conto viene progettata dal cliente insieme con il proprio Gestore o Corporate Banker.

 

 

In considerazione della crescente importanza e diffusione degli enti senza scopo di lucro, che hanno esigenze finanziarie e operative semplici e vogliono contenere i costi, la Banca del Piemonte propone un conto dedicato – Conto BP Non Profit – con un canone trimestrale personalizzato a seconda del numero di operazioni previste. Il canone varia da un minimo di 6 euro a un massimo di 22,50 e include, in ogni caso, CO.RE. Banking Light.

 

 

Il Conto BP Condominio, destinato agli amministratori che gestiscono piccoli e grandi immobili. Intestato al condominio, questo ha un canone trimestrale personalizzabile a seconda del numero di operazioni: il costo va da un minimo di 15 euro a un massimo di 45 a trimestre, in base all’operatività del condominio. Nel canone è incluso il CO.RE. Banking Light; inoltre, sono gratuiti il rilascio dei moduli degli assegni e gli addebiti diretti per le domiciliazioni delle utenze degli immobile. Infine, tutti i conti condominiali possono essere gestiti dall’amministratore attraverso un unico contratto CO.RE. Banking.

Istituzioni Non Profit in continua crescita

Istituzioni Non Profit in continua crescita

Tra le attività che, da anni, nonostante tutto, continuano a crescere, in Piemonte come nel resto d’Italia, spicca quella delle istituzioni non profit, cioè di quei soggetti privati, dotati o meno di personalità giuridica – associazioni, fondazioni, cooperative sociali e gli altri enti del Terzo settore – che producono beni e servizi senza scopo di lucro e, fra l’altro, non possono distribuire gli eventuali avanzi di gestione (utili). Una conferma del fenomeno l’ha appena fornita l’Istat, l’istituto nazionale di statistica, con il suo ultimo osservatorio specifico.

 

Il numero delle istituzioni non profit nel nostro Paese, prima della Pandemia, è aumentato mediamente del 2% all’anno. Tanto che al 31 dicembre 2018 ne sono state censite 853.476 (ancora il 2,6% in più rispetto alla stessa data del 2017). Di queste poco più di 30.000, per la precisione 30.090, con sede in Piemonte, la quarta regione a vantarne di più, essendo preceduta soltanto dalla Lombardia (57.710), il Lazio (33.325) e il Veneto (31.034). La quota piemontese è pari all’8,36% del totale nazionale.

 

Rispetto al complesso delle imprese dell’industria e dei servizi, le istituzioni non profit hanno continuato a crescere non soltanto di numero ma anche come incidenza, passata infatti dal 5,8% del 2001 all’8,2% del 2018, diversamente dal peso dei dipendenti, rimasto pressoché stabile (6,9%). A fine 2018, infatti, i dipendenti delle istituzioni non profit sono risultati in Italia 853.476, dei quali 74.114 in Piemonte. Qui sono aumentati dell’1,8% rispetto all’anno prima, a fronte dell’1% medio nazionale.

 

Con l’eccezione delle cooperative sociali, rimaste sostanzialmente stabili, nell’ultimo anno censito, le istituzioni non profit sono aumentate in tutte le forme giuridiche, ma, in particolare, come fondazioni (+6,3%). Comunque, l’associazione è la forma giuridica che raccoglie la quota maggiore di istituzioni (85%), seguono quelle con altra forma giuridica (8,4%), le cooperative sociali (4,4%) e le fondazioni (2,2%). La distribuzione dei dipendenti per forma giuridica resta piuttosto eterogenea, con il 53% impiegato dalle cooperative sociali, il 19,2% dalle associazioni e il 12,2% dalle fondazioni.

 

La distribuzione delle istituzioni non profit per attività economica vede prevalere il settore cultura, sport e ricreazione con quasi due terzi delle unità (64,4%), seguito da quelli dell’assistenza sociale e protezione civile (9,3%), delle relazioni sindacali e rappresentanza interessi (6,5%), della religione (4,7%), dell’istruzione e ricerca (3,9%) e della sanità (3,5%). Nei settori dello sviluppo economico e coesione sociale e della cultura, sport e ricreazione più di una istituzione su quattro è stata costituita nel quinquennio 2014-2018, contrariamente ai settori della religione, della filantropia e promozione del volontariato, dell’istruzione e ricerca e della sanità dove tale quota è inferiore al 15%.

 

Fra l’altro, l’Istat ha rilevato che, nel 2018, le istituzioni non profit iscritte nell’elenco degli enti destinatari del cinque per mille sono 60.425, pari al 16,8% del totale. E la scelta operata dai contribuenti al momento della dichiarazione dei redditi per la destinazione del cinque per mille dell’Irpef ha premiato maggiormente le istituzioni non profit operanti nei settori dell’assistenza sociale e protezione civile (25%), dell’istruzione e ricerca (23,2%), della sanità (15,6%) e della cooperazione e solidarietà internazionale (12,3%).

 

Diversamente, il settore della cultura, sport e ricreazione (12,%) sebbene raccolga oltre il 40% delle istituzioni non profit destinatarie del cinque per mille, ha ricevuto il 12,% delle preferenze dei contribuenti.

 

Banca del Piemonte ha pensato per loro ad un conto corrente, il Conto BP non Profit  dedicato agli enti senza scopo di lucro con esigenze finanziarie ed operative semplici che vogliono contenere i costi.

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Pasta, gli italiani tornano a cimentarsi con la pasta fatta in casa.

Pasta, gli italiani tornano a cimentarsi con la pasta fatta in casa.

Con l’emergenza Covid, in Italia, più di una famiglia su quattro (26%) è tornata a cimentarsi nella preparazione della pasta, semplice o ripiena, fatta in casa. E’ un effetto del maggior tempo passato tra le mura domestiche, causa lockdown e smart working. Il fenomeno è stato rilevato da una indagine Coldiretti/Ixe’ presentata in occasione della Giornata Mondiale della Pasta, celebrata il 25 ottobre.

 

E la stessa Coldiretti ha sottolineato che proprio la pandemia ha di fatto favorito uno storico ritorno al passato rispetto alle prime fasi dell’industrializzazione e urbanizzazione dell’Italia, quando la conquista della modernità passava anche dall’acquisto della pasta, piuttosto che dalla sua fattura in casa. Allora, però, erano soprattutto le anziane a usare il matterello; mentre adesso la passione dell’impasto si sta diffondendo anche tra i più giovani e tra persone completamente a digiuno delle tecniche di preparazione, grazie anche ai robot da cucina che, infatti, hanno registrato un boom di vendite.

 

Così, nei primi sei mesi di quest’anno, si è registrata una crescita boom degli acquisti di farina (+59%) e delle uova (+22%), proprio per effetto della tendenza degli italiani a sbizzarrirsi preparando pasta fatta in casa. E quanto non c’è tempo sufficiente per farlo, si cerca comunque di far scorte dagli scaffali di pasta Made in Italy, che utilizza solo grano nazionale, i cui acquisti sono cresciuti in valore del 29% rispetto allo stesso periodo del 2019.

 

Una vera e propria svolta patriottica, favorita dall’obbligo dell’etichettatura di origine del grano impiegato che ha spinto le principali industrie agroalimentari a promuovere delle linee produttive con l’utilizzo di cereale coltivato interamente nei campi della Penisola.

 

L’Italia è il Paese con il più elevato consumo di pasta al mondo: 23,5 chilogrammi a testa all’anno, contro i 17 chili della Tunisia, seconda in questa speciale classifica, che vede seguire i primi due da Venezuela (12 kg), Grecia (11 kg), Cile (9,4 kg), Stati Uniti (8,8 kg), Argentina e Turchia a pari merito (8,7 kg).

Dati dai quali si ricava che l’amore per la pasta è diffuso a livello globale e che spiegano il continuo aumento delle esportazioni di pasta dall’Italia, salite del 23% nei primi sette mesi quest’anno, quando il loro valore ha fatto segnare il record storico di quasi 1,9 miliardi di euro. A trainare le vendite all’estero sono gli Stati Uniti, dove gli acquisti di spaghetti e pennette Made in Italy sono balzati del 41% – ha rilevato la Coldiretti – ma anche il Regno Unito, dove i consumi sono saliti del 29%. Aumenti a doppia cifra sono stati registrati anche in Germania (+22%) che si conferma il primo mercato estero per la pasta italiana e in Francia (+17%), per non parlare della Cina (+38%), il cui import di pasta italiana però in quantità ancora limitate.

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