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Affrontare una disabilità

Affrontare una disabilità

Ci sono, nella vita, cose alle quali non vogliamo pensare ma che possono succedere. Li chiamiamo imprevisti, rischi, o semplicemente sfortune ma fanno parte delle possibilità e per questo andrebbero tenute in conto. Uno dei rischi più sottovalutato è la disabilità fisica, mentale, intellettiva, o sensoriale, che può ostacolare la partecipazione nei diversi contesti di vita su basi di uguaglianza con gli altri. Non poter più cavarsela da soli, guadagnare o essere autonomi scuote la propria vita e quella di chi ci sta a fianco. Per questo, vale la pena di simularne gli esiti e prevenirne le conseguenze.

Perché occuparcene: qualche dato

Secondo l’Istat a fine 2023, in Italia, su una popolazione di circa 58 milioni e mezzo di persone, 2.904.000 vivono in condizione di limitazioni gravi nelle attività abitualmente svolte. Siamo vicini al 5% dell’intera popolazione. Altre 9.487.000 persone fronteggiano limitazioni, seppure non gravi. L’età media di chi ha maggiori difficoltà di salute è intorno ai 67 anni. Il dato medio, tuttavia, non evidenzia la diffusione del fenomeno per ogni fascia di età. Gli studenti con disabilità nelle scuole, ad esempio, sono più di 316 mila, e questo ci dice che la disabilità è più diffusa di quanto non appaia camminando per le strade delle nostre città. Non a caso, il numero di persone che percepisce una pensione di inabilità è davvero significativo, ed è pari a 4.326.519.

Troppo spesso confondiamo il nostro osservatorio con il mondo intero. Ci sono tuttavia questioni di scarsa visibilità pubblica e che per questo sono troppo spesso sottovalutate.

Oltre i dati, le necessità e i pensieri

L’arrivo di una condizione di disabilità, specie se improvviso, mette in crisi tutta la vita personale e familiare e quasi sempre ci trova impreparati. La parola che definisce chi si occupa di una persona disabile è caregiver, colui o colei che dà cura. La narrazione più comune mette questo compito in capo alle badanti, che si stima siano circa un milione. La realtà, tuttavia, è molto diversa e ci dice che in Italia in media il 17,4% della popolazione (oltre 8,5 milioni di persone) è impegnata come caregiver e si occupa di assistere chi ne ha bisogno. Quasi 7,3 milioni tra questi, in genere donne, si occupa dei propri familiari. La maggior parte (53,4%) dei caregiver dedica fino a un’ora e mezza al giorno a questa attività, altri (25,1%) vi dedicano fino a 3 ore al giorno (fonte: Quotidiano Sanità su dati Istat).

La presa in carico di una disabilità coinvolge tutta la sfera familiare ed affettiva. Per questo, il tema della disabilità va affrontato nelle sue ripercussioni economiche ma anche in quelle affettive, per evitare che una propria condizione diventi il perno attorno al quale si annullino le traiettorie temporali e lavorative di chi ci sta a fianco.

I costi della salute e della sanità

Oggi buona parte della spesa per il welfare è a carico diretto delle famiglie, che sostengono “di tasca propria” il 22% della spesa sanitaria, e il 71% di quella assistenziale per la cura dei figli e, soprattutto, degli anziani. Il solo costo di un infermiere professionale privato a domicilio supera i 22 euro l’ora, e può arrivare fino a 100 euro l’ora (fonte: Cup Solidale). Ipotizzando il costo minimo, la tariffa feriale ed un impegno di sole 2 ore al giorno, questo significa quasi 1.000 euro al mese, da confrontare con l’importo medio mensile delle pensioni di invalidità in pagamento, che non raggiunge i 900 euro al mese per dipendenti e commercianti. Laddove si debba decidere per una residenza sanitaria assistenziale, il costo medio nell’Italia meridionale è di circa 1.500 euro al mese, e può raggiungere i 4.000 per le Case di Riposo nel nord Italia. La degenza media è di 12 mesi, ma in alcuni casi (ad esempio Alzheimer), il supporto può durare anni. Ne deriva l’inadeguatezza dell’assistenza pubblica, che tra sussidi e servizi non copre neppure le sole necessità minime di supporto (fonte: 7 – Corriere della sera).

Nel ventesimo secolo l’assistenza pubblica si prendeva in carico le fragilità dei cittadini, oggi questo percorso ha preso la direzione inversa, e molte delle necessità di cura e di spesa ricadono sulle famiglie. Bisogna, di conseguenza, essere attenti e verificare la propria resilienza nel caso di situazioni estreme, adottando i comportamenti più tutelanti per sé e gli altri.

Gli impatti sui tempi di vita

I dati, per quanto importanti, rischiano spesso di diventare asettici e impersonali. La disabilità, tuttavia, è qualcosa di molto concreto, che riguarda la relazione, spesso dolorosa, tra persone che si vogliono bene. Ridurre il rischio di non poter vivere dignitosamente è una priorità per tutti, ed assume un peso importante per chi è single o non può contare su reti di protezione familiare. Per chi invece ha dei figli o compagni di vita, tuttavia, è bene pensare che una disabilità improvvisa può spezzare la quotidianità di chi dovrà prestare assistenza, far sparire i progetti futuri, mettere fine alla spensieratezza che ogni vita merita. L’esperienza dei caregiver, infatti, ci racconta di momenti spesso bui, fatti di solitudini, di privazioni affettive ed economiche a cui non ci si può sottrarre, per affetto e per responsabilità. Anche per questo, è necessario porre in atto, da subito, soluzioni economiche che tutelino noi e chi ci sta a fianco.

“Anche per questo, è necessario porre in atto, da subito, soluzioni economiche che tutelino noi e chi ci sta a fianco.”

Se siamo soli, dobbiamo farci carico direttamente delle nostre condizioni di vita, anche in situazioni estreme. Se ci sono persone che vivono con noi, proteggerci dalle disabilità significa proteggere anche loro, e prevenire situazioni che possono essere gestite per tempo, grazie a un pensiero preventivo.

Progettare la protezione: pubblico, privato, associativo

Cosa accadrebbe se…? Il confronto con i propri rischi parte da questa domanda. In primo luogo, dovremmo capire se siamo pronti ad affrontare sfide tanto impegnative. Questo implica confrontare le spese ipotizzate con i propri ricavi ma anche, ad esempio, valutare i costi della rimozione delle barriere architettoniche, dell’eventuale allargamento delle porte, del rifacimento dei servizi igienici, di sistemi di videosorveglianza e così via. Una ricognizione sui sistemi di assistenza pubblici, privati e di terzo settore, aiuta ad avere una misura del problema. In ogni caso, e come sempre, è necessario un confronto con chi, professionalmente, può aiutarci nella prevenzione e nella gestione di eventi rischiosi ed inattesi. Perché allora, non lo facciamo? Certo non siamo stati informati o educati, da giovani, a fronteggiare le diverse situazioni che possono verificarsi in una vita. Oggi, però, la quantità di informazioni e di supporti rende la disattenzione una scelta, e non più una necessità. C’è di che riflettere.

“In ogni caso, e come sempre, è necessario un confronto con chi, professionalmente, può aiutarci nella prevenzione e nella gestione di eventi rischiosi ed inattesi”

La nostra vita richiede controllo, prevenzione, gestione e progettualità. Che ci piaccia o no, molti dei temi demografici, finanziari, economici richiedono conoscenza, consapevolezza, decisioni e scelte. Il primo risultato dell’avere controllo è dormire meglio. Il secondo è gestire e non subire ogni evenienza.

Conclusione

Ci sono rischi visibili ed evidenti ed altri che si vedono meno, perché spesso sono confinati tra le pareti domestiche o in luoghi separati. Non poter lavorare, rischiare di non essere autonomi o di vivere una vita non dignitosa per gravi motivi di salute è un rischio che riguarda tutti, uomini e donne poveri e ricchi, giovani ed anziani. Imparare a prevenire è gestire anche questo tipo di situazioni prima che si verifichino è un diritto per gli altri e un dovere per noi.

Comprare e vendere casa

Comprare e vendere casa

La casa rappresenta la capanna, il rifugio, la dimora in cui vivere. La parola ha un significato profondo, esprime un concetto di luogo affettivo e personale. La casa ha un valore sociale, oltre che economico, che rimane altissimo per tutte le persone. E’ il luogo della riflessione, della relazione intima, della sicurezza. Quando compriamo o vendiamo una casa, compriamo o vendiamo una parte di noi stessi e della nostra famiglia.

Cercasi casa disperatamente

Le famiglie italiane, è risaputo, privilegiano la proprietà della casa in cui vivono. In Europa, siamo quelli che maggiormente prediligono il possesso. In Germania e Francia, la preferenza si divide equamente tra affitto ed acquisto mentre nei paesi nordici, l’affitto è la soluzione principale.

Ma dietro ad un aspetto puramente economico, c’è molto di più. Per tutti il concetto di “casa” ha principalmente una connotazione psicologica. La casa è il luogo dove viviamo, dove gli amici ci trovano, dove mettiamo le nostre radici, dove stabiliamo connessioni profonde, dove ci nutriamo e ci riposiamo. Quindi che sia affitto, condivisione o proprietà, la casa è il luogo per eccellenza dove noi cresciamo noi stessi e i nostri cari.

In Italia, l’acquisto della casa risulta essere una tappa fondamentale nel progetto di vita degli italiani. Possedere la propria casa è principalmente condizione di sicurezza e stabilità. E molti di noi intendono passare la propria casa ai propri figli e nipoti. Per qualcun altro è un modo di esprimere la propria personalità.

In un contesto di incertezze economiche e di profonda importanza delle relazioni familiari, l’acquisto di una casa è visto come uno dei principali traguardi della vita e una fonte di sicurezza sia economica che emotiva. La casa è fatta da quattro mura che racchiudono le persone giuste.

Cosa significa possedere una casa

Comprare casa a Palermo o Milano, può richiedere da 8 a 46 volte uno stipendio medio di un lavoratore dipendente a tempo pieno (Fonte Elaborazione Progetica 2024). La variabilità sul territorio italiano è enorme e passa dalla più esosa Milano alla più economica Palermo. Comprare una casa di 117metri quadrati a Roma richiede 23 volte lo stipendio medio, mentre a Torino “bastano” 17 anni a parità di stipendio (Fonte: elaborazione Progetica 2024).

Ma oltre al costo di acquisto, su cui ci si sofferma spesso a ragion veduta, avere una casa, significa anche manutenerla. In media si suggerisce di rinfrescare le pareti ogni 5/7 anni, così come l’aggiornamento di impianti (ogni 10 anni), gli infissi (ogni 2 anni) e i miglioramenti termici (ogni 10 anni).

Gli elettrodomestici in media durano una decina di anni, fortunato chi arriva a 15 o 20. Questo significa che prima la lavatrice, poi la lavastoviglie, il frigorifero, la caldaia o sistema di condizionamento, necessitano di un rinnovo da prevedere in termini di spesa. Nulla di particolare basta un po’ di programmazione.

E poi ci sono spese fisse a carico di chi risiede in una casa, come le tasse annuali sui rifiuti (in media 320 euro all’anno), sugli apparecchi audiovisivi (90€ annui) ed infine la TASI (illuminazione pubblica e strade).  E poi ci sono le più note, spese condominiali e utenze.

“Comprare una casa di 117metri quadrati a Roma richiede 23 volte lo stipendio medio, mentre a Torino “bastano” 17 anni a parità di stipendio”

Fonte: Elaborazione Progetica 2024

Possedere una casa richiede un’analisi del costo di acquisto in relazione alle proprie possibilità e una valutazione dei costi di mantenimento. Affrontare con razionalità questi temi permette di assumere consapevolezza e quindi gestire in modo intelligente le uscite che ne derivano.

Scegliere casa con il cuore e con il cervello

Prima di scegliere la casa più “grande” o più “bella”, è utile pensare alle funzionalità perché ogni opzione impatta sui costi che andremo a sostenere. Una casa grande significa grandi spese.

In particolar modo, sarà utile ragionare sulla vita che andremo a condurre nella futura casa: parcheggiare l’auto più o meno comodamente, piantare un alberello d’arredo o un orto, avere uno spazio esterno ma coperto, raggiungere il posto di lavoro più o meno rapidamente, fare spesa con o senza auto, per fare alcuni esempi determinanti.

E’ utile quindi soffermarsi a bilanciare ogni scelta e fissare delle priorità presenti e future per sé e per la propria famiglia.

“E’ utile soffermarsi a bilanciare ogni scelta e fissare delle priorità presenti e future per sé e per la propria famiglia.”

La scelta della casa va ponderata con cura, non solo selezionando quella più bella, ben tenuta o con grandi potenziali ma quella più funzionale rispetto al tipo di vita che conduciamo e che faremo in futuro e con chi.

Acquisto si o acquisto no?

La fascia di età più attiva sulla scelta di una casa è quella compresa tra i 30 e i 45 anni. E l’acquisto come prima casa coinvolge il 50% delle compravendite (Fonte: Federproprietà 2023).

Ma prima di acquistare dobbiamo sapere che ci sono diverse alternative all’acquisto diretto che possono soddisfare diverse esigenze e situazioni finanziarie. Dall’affitto tradizionale al leasing immobiliare, dal comodato d’uso al co-housing, ogni opzione presenta vantaggi e svantaggi che devono essere attentamente valutati in base alle proprie esigenze di vita, disponibilità economica e obiettivi a lungo termine. Perché acquistare significa pagare una cifra importante, non solo per il prezzo richiesto dal venditore, ma anche per le spese necessarie per entrare in possesso.

Iva (se comprata da un costruttore), Tasse, Notaio, Agenzia immobiliare fanno lievitare il costo totale fino al 5%. Ci sembrano piccole cifre perché le rapportiamo al prezzo della casa, ma sommate, spostano il budget famigliare e spesso creano un problema di liquidità. Quindi taccuino alla mano, o smartphone, e facciamo due conti prima di procedere all’acquisto.

Se abbiamo individuato l’immobile è sempre utile fare una serie di verifiche, da quelle più semplici a quelle meno emozionanti.

Comprare casa significa sostenere non solo il prezzo di vendita ma anche le spese correlate per la compravendita. Ponderiamo sempre le alternative all’acquisto, che non è l’unica soluzione. Verifichiamo attentamente tutti gli aspetti inerenti la casa, da quelli di contesto a quelli amministrativi.

Vendo casa, astenersi perditempo

Vendere casa è un momento sempre molto complicato. Ci si può trovare a vendere per migliorare la propria situazione abitativa oppure per ridurre il carico di spesa. Ci si può trovare a vendere una casa ereditata o non più utilizzata dalla famiglia, oppure perché ci sono urgenze economiche importanti come un grave imprevisto. La prima ragione per gli italiani è l’arrivo di un figlio che fa cambiare le esigenze di spazio (45% dei casi).  E comunque un italiano su 3 cambia casa almeno una volta ogni cinque anni (Fonte: Ipsos 2024).

Quando si vende le attese sul ricavo sono sempre alte e nella maggior parte dei casi disattese. Quindi la prima cosa da fare è una buona valutazione, cioè supportata da persone esperte in grado di valutare il momento di mercato, il contesto e lo stato del bene immobile. Non a caso il 60% di coloro che hanno concluso la vendita lo ha fatto tramite un agente immobiliare.

“La prima ragione di cambiamento della casa, è l’arrivo di un figlio che fa cambiare le esigenze di spazio”

Definire un prezzo di vendita, significa dare un valore congruo alla propria casa. L’aiuto di un esperto per la valutazione è fondamentale per la riuscita dell’operazione in tempi ragionevoli.

Come prepararsi alla vendita?

Un modo responsabile di preparare la vendita è quello di curare i seguenti aspetti:
– Garantire per la cosa venduta lato urbanistico e catastale
– Garantire l’assenza di ipoteche, trascrizioni e diritti di terzi
– Fornire i documenti necessari per mutuo del compratore e rogito
– Prestare garanzia da evizione e vizi occulti
– Pagare le tasse, se dovute
– Rispettare gli obblighi di custodia e consegna
– Saldare condominio ed utenze
– Programmare il trasloco

Non diamo per scontato che sia tutto di immediata esecuzione, soprattutto per gli immobili meno recenti. Teniamo presente che secondo il Dipartimento Unità per l’efficienza energetica, oltre il 60% degli immobili è stato costruito prima del 1976. Portare a termine queste attività, eviterà che il compratore si ritiri dalla negoziazione o che eserciti diritti dopo la vendita.

Infine, non dimentichiamo di pianificare il trasloco. Perché oltre ad avere un costo che varia da  800€ a 2.600€, è una delle attività più stressanti per le persone, sia per l’instabilità che si genera in quei giorni che per la complessità organizzativa da gestire.

Immaginiamo la vendita come il momento in cui incasseremo l’assegno ma quel momento va preparato per evitare che si creino spiacevoli ripensamenti nel compratore o allungamenti nei tempi di conclusione dell’atto.

Conclusione

La casa è uno dei principali obiettivi di vita delle persone. La casa risponde ad esigenze di protezione e sicurezza. L’esigenza di acquistare non può più essere considerata, come nei decenni passati, una necessità personale e contemporaneamente un buon investimento. Comprare casa per soddisfare un bisogno abitativo significa prendere in considerazione aspetti economici, di gusto e temi funzionali.

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