Dal 2 al 6 ottobre 2023, salvo chiusura anticipata, con Banca del Piemonte puoi sottoscrivere la seconda emissione di BTP Valore riservata ai risparmiatori individuali e affini (retail). Durata 5 anni, cedole trimestrali crescenti nel tempo e premio extra finale di fedeltà.
Caratteristiche principali
Il BTP Valore prevede delle cedole trimestrali prefissate crescenti nel tempo (step-up) e un premio extra finale di fedeltà pari allo 0,50% del capitale investito per i risparmiatori che lo deterranno fino alla scadenza. Durata 5 anni.
Zero commissioni di sottoscrizione.
Come sottoscriverlo
Puoi acquistarlo online direttamente dal tuo internet banking oppure contattando il tuo Gestore o rivolgendoti alla tua filiale di riferimento per prendere un appuntamento.
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Tutte le informazioni riportate non costituiscono un’offerta o una sollecitazione ad investire né una raccomandazione di investimento. Maggiori dettagli sull’emissione sono presenti sul sito del MEF dove è possibile trovare la documentazione ufficiale della predetta emissione.
La vendemmia in Italia mette in moto un “esercito del vino”, che conta 1,5 milioni di persone, fra quelle impegnate direttamente nei campi, nelle cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche quelle nelle attività collegate, dall’enoturismo alla cosmetica fino alle bioenergie.
È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti, in occasione della divulgazione delle stime a metà vendemmia, che confermano sostanzialmente quelle diffuse dalla principale organizzazione agricola il 3 agosto scorso, all’inizio della raccolta.
La produzione italiana 2023 è prevista intorno ai 43,9 milioni di ettolitri, in calo del 12% rispetto al 2022 e facendo entrare quest’anno vinicolo fra i peggiori dell’ultimo secolo per quantità, insieme al 1948, al 2007 e al 2017.
Il risultato è che, per la prima volta dopo tanto tempo, l’Italia potrebbe non risultare più il maggiore produttore mondiale di vino, venendo superata in quantità dalla Francia, che dovrebbe arrivare a 45 milioni di ettolitri.
“La sfida con i cugini francesi, comunque, è soprattutto sulla valorizzazione della produzione che in Italia si attende comunque di alta qualità e – sottolinea la Coldiretti – può contare su 635 varietà iscritte al registro viti, il doppio rispetto ai francesi, con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg) e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt); mentre il restante 30% della produzione nazionale è costituito da vini da tavola. A dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità, con vini locali di altissima qualità grazie a una tradizione millenaria”.
Il processo di qualificazione del vino Made in Italy è confermato dal successo dell’export, anche in Francia, dove si bevono sempre più bottiglie italiane (+18,5% nei primi cinque mesi del 2023).
Il vino è il prodotto agroalimentare italiano più esportato: il valore delle vendite all’estero nel 2022 è stato di 7,9 miliardi.
Quanto alla filiera, va dai viticoltori agli addetti nelle cantine fino alla distribuzione commerciale, per allargarsi ai settori connessi, di servizio e nell’indotto, che si sono estesi negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (fecce, vinacce e raspi).
“Il vino è un tesoro del Made in Italy, sul cui futuro pesano però le incognite legate alle politiche adottate dall’Unione Europea, a partire dalla scelta della Commissione di dare il via libera all’introduzione di etichette allarmistiche decisa dall’Irlanda” ha scritto la Coldiretti, aggiungendo che “il nostro vino deve affrontare anche altri attacchi, quali l’autorizzazione Ue, nell’ambito delle pratiche enologiche, all’eliminazione totale o parziale dell’alcol anche nei vini a denominazione di origine, la pratica dello zuccheraggio, la produzione e commercializzazioni di vini ottenuti dalla fermentazione di frutti diversi dall’uva come lamponi e ribes, molto diffusi nei Paesi dell’Est”.
Ma a pesare, secondo la Coldiretti, sono anche i rischi legati alle richieste di riconoscimento di denominazioni che evocano le eccellenze made in Italy, come nel caso del Prosek croato, un vino dolce da dessert tradizionalmente proveniente dalla zona meridionale della Dalmazia, contro la cui domanda di registrazione tra le menzioni tradizionali il nostro Paese ha fatto ricorso, in virtù del fatto che potrebbe danneggiare il Prosecco.
“Il vino rappresenta un patrimonio del Made in Italy anche dal punto di vista occupazionale – ha dichiarato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – e va difeso dai tentativi di colpevolizzarlo sulla base di un approccio ideologico che non tiene contro di una storia millenaria che ha contribuito non solo a far grande il nostro settore agroalimentare, ma si inserisce appieno nella dieta mediterranea che in questi anni ha visto gli italiani primeggiare per longevità a livello europeo e mondiale”.
Tutto quello da sapere sui servizi bancari online di Banca del Piemonte
L’innovazione vertiginosa ed inarrestabile delle nuove tecnologie ha cambiato radicalmente la relazione fra la banca e i suoi utenti. La digitalizzazione, ormai da tempo, pervade tutti gli aspetti del settore bancario e finanziario e servizi come l’internet banking (o home banking) sono ormai all’ordine del giorno per milioni di persone che gestiscono e amministrano le proprie finanze direttamente online e da remoto, comodamente con un pc, uno smartphone o un tablet.
Home banking o internet banking: definizione
Internet ha cambiato radicalmente il nostro rapporto anche con la banca. Da fisico è diventato telematico per un numero crescente di persone, per quasi tutti dopo l’esplosione della pandemia da Covid-19, i lockdown e le conseguenti misure finalizzate al contenimento del virus. Lo certificano le rilevazioni statistiche, lo si constata a occhio nudo passando davanti a una qualsiasi filiale. Oggi, l’internet banking o home banking e il mobile banking sono assolutamente comuni, scontati, assodati. Li usiamo come se fossero sempre esistiti.
E forse nessuno si chiede più che cosa significhi internet banking, mobile banking o come funzionino questi sistemi informatici che, a chi li utilizza, consentono di effettuare una vastissima gamma di servizi bancari da casa piuttosto che dall’ufficio o da un cellulare.
Servizi che vanno dalla lettura del proprio conto corrente, ai bonifici, alla ricarica del cellulare e delle carte prepagate, al pagamento delle bollette e delle tasse, alla compravendita di titoli, per arrivare fino alla consulenza finanziaria.
Come funziona l’internet banking
Il funzionamento dell’internet banking, basato sulla relativa piattaforma informatica, è semplice: da una parte c’è il portale web della banca o l’App della stessa, attraverso cui si ottengono, da remoto, tutti i servizi offerti dall’istituto; dall’altra, il cliente, che accede alla banca da pc, tablet, smartphone.
Naturalmente, per questa relazione da remoto, bisogna essere titolari del conto corrente con il quale si intende operare. Si può aprire il conto anche senza andare in filiale, direttamente via internet: il conto online di Banca del Piemonte si chiama Conto BPNext, è comodo, facile, vantaggioso, dotato di tantissimi servizi, gestibile in autonomia anche tramite BP OpenToYou, la filiale online dedicata, ma che offre gli stessi servizi e lo stesso supporto di una filiale fisica grazie ad un team dedicato che è possibile contattare telefonicamente o via mail (011.2345682 | opentoyou@bancadelpiemonte.it).
Internet banking di Banca del Piemonte: tutte le operazioni possibili
Il nostro internet banking è BPnow: sempre attivo, immediato, sicurissimo grazie anche al codice monouso generato dal dispositivo Mobile Token BP.
Dal pc o in mobile, con BPnow puoi controllare il saldo e i movimenti del tuo conto corrente, fare bonifici, pagare l’F24, i bollettini postali, Mav, Rav, CbillPagoPa per bollette, multe, tributi, bollo auto; puoi fare trading online, rinnovare documento d’identità, il questionario di profilatura Mifid e l’adeguata verifica. Inoltre, hai a disposizione Millo by Banca del Piemonte, il consulente finanziario digitale e Web Collaboration, il nostro servizio gratuito che ti consente di ricevere proposte di investimento condivise con il Gestore, consultare la documentazione di offerta e sottoscrivere gli ordini con firma elettronica qualificata da pc, tablet o smartphone.
BPnow prevede un’area pagamenti bonifici-Sepa, F24, ricariche telefoniche, Mav,Rav, bollettini postali, domiciliazione utenze, bonifici urgenti, bonifici-extra Sepa, ordini permanenti di bonifico, Ri.Ba., ricarica della carta prepagata Nexi Prepaid BP, ricarica della Carta Conto BP con Iban, MyBank e il servizio Cbill PagoPa con scansione del qr code dei bollettini tramite l’App.
Inoltre, BPnow ha l’area trading on line con provider E-Class (Milano Finanza), attraverso il quale è anche possibile la consultazione guidata, comprensiva di commenti e notizie accessorie, sull’andamento di azioni, Etf quotati alla Borsa Italiana e alle principali Borse europee e americane, obbligazioni e Titoli di Stato quotati sul mercato Mot della Borsa Italiana e sul mercato Eurotlx.
BPnow comprende anche Millo by Banca del Piemonte, che consente ai clienti di visualizzare e sottoscrivere con firma elettronica qualificata proposte di investimento relative a Gestioni Patrimoniali, direttamente nell’area riservata dell’internet banking BPnow; con Millo si può inoltre monitorare la propria posizione nel continuo, ricevere notifiche di ribilanciamento del portafoglio ed effettuare conferimenti o prelievi di liquidità.
Chi sottoscrive BPnow dispone sia dellaWeb Collaboration, servizio attivo di default che permette agli intestatari di un dossier titoli di visualizzare e sottoscrivere con firma elettronica qualificata una proposta di investimento in Fondi fatta dalla Banca, direttamente nell’area riservata dell’internet banking BPnow; sia della funzione che consente di sottoscrivere e/o aggiornare alcuni tipi di documenti (documento di identità, rinnovo questionario Mifid e rinnovo questionario di Adeguata Verifica).
La nostra App BPnow, che si è appena rifatta il look, è semplice, intuitiva, veloce, con un menù che ti mostra chiaramente tutte le sue funzionalità, le stesse raggiungibili da pc e tablet.
L’Internet Banking di Banca del Piemonte: accesso 24/7, sicurezza avanzata e servizi completi
L’internet banking ha rivoluzionato ormai il rapporto che intercorre tra banca ed utente, portandolo ad un livello diverso, in cui ognuno di noi può avere la piena autonomia nel disporre del proprio conto, facendo sostanzialmente tutte le operazioni di cui ha bisogno comodamente online, in remoto, senza dover più andare in filiale.
I moderni servizi di internet banking come quelli proposti da Banca del Piemonte, sono sicuri, efficienti e pratici, consentono di ottimizzare le spese e il tempo e soprattutto offrono un’assistenza qualificata in grado di dare risoluzione a qualsiasi tipo di problema, anche in remoto.
L’accesso continuo 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, la sicurezza garantita da protocolli avanzati per la protezione dei dati personali e finanziari, la possibilità di usufruire comodamente dei principali servizi in qualsiasi luogo tramite pc, smartphone o tablet, conferma l’Internet Banking di Banca del Piemonte una scelta comoda, utile, semplice e sicura.
Come attivare l’Internet Banking di Banca del Piemonte?
Puoi richiedere l’attivazione del servizio Internet Banking di Banca del Piemonte nelle Nostre Filiali
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Per tutte le condizioni contrattuali ed economiche non espressamente indicate si prega di fare riferimento ai Fogli Informativi disponibili nella sezione Trasparenza del sito www.bancadelpiemonte.it e presso tutte le filiali della Banca. La vendita dei prodotti e dei servizi bancari è soggetta alla valutazione della Banca.
Negli ultimi dieci anni, in Italia, è sceso di quasi un milione il numero dei giovani tra i 15 e i 34 anni (per la precisione il calo è stato di 966.938). “Questa contrazione nella fascia di età più produttiva della vita lavorativa – ha scritto la Cgia – sta arrecando grosse difficoltà alle aziende italiane. Molti imprenditori, infatti, faticano ad assumere personale, non solo per lo storico problema di trovare candidati disponibili e professionalmente preparati, ma anche perché la platea degli under 34 pronta a entrare nel mercato del lavoro si sta progressivamente riducendo”. Insomma, la crisi demografica sta facendo sentire i suoi effetti e nei prossimi anni la rarefazione delle maestranze più giovani è destinata ad accentuarsi ulteriormente. Tra il 2023 e il 2027, per esempio, il mercato del lavoro italiano richiederà poco meno di tre milioni di addetti in sostituzione delle persone destinate ad andare in pensione.
A legislazione vigente, pertanto, nei prossimi cinque anni, quasi il 12% degli italiani lascerà definitivamente il posto di lavoro per aver raggiunto il limite di età. Così, con sempre meno giovani destinati a entrare nel mercato del lavoro, “rimpiazzare” una buona parte di chi scivolerà verso la quiescenza diventerà un grosso problema per tanti imprenditori.
Fra l’altro, il tasso di disoccupazione giovanile e l’abbandono scolastico sono elevati, soprattutto nel Mezzogiorno.
Insomma, i giovani italiani sono in calo, con un livello di povertà educativa allarmante e lontani dal mondo del lavoro. Un responso che emerge in maniera evidente quando ci confrontiamo con gli altri Paesi europei.
“E’ un quadro desolante che rischiamo di pagare caro se – ha commentato la Cgia – come sistema Paese, non torneremo ad aumentare il numero delle nascite, a investire maggiormente nella scuola, nell’università e, soprattutto, nella formazione professionale”.
Alla luce della denatalità in corso nel nostro Paese, appare evidente che per almeno i prossimi 15-20 anni dovremo ricorrere stabilmente anche all’impiego degli extracomunitari.
In che modo? Per legge, secondo la Cgia, dovremmo stabilire che il permesso di soggiorno, a eccezione di chi ha i requisiti per ottenere la protezione internazionale e di chi entra con già in mano un contratto di lavoro, andrebbe accordato a chi si rende disponibile a sottoscrivere un patto sociale con il nostro Paese.
Il contenuto dell’accordo? Se un cittadino straniero si impegna a frequentare uno o più corsi ed entro un paio di anni impara la nostra lingua e un mestiere, al conseguimento di questi obbiettivi lo Stato italiano lo regolarizza e gli “trova” un’occupazione.
“Sia chiaro: è un’operazione complessa e non facile da gestire – ha sottolineato la Cgia – anche perché il tema dell’immigrazione e del suo rapporto con il mondo del lavoro è molto articolato. Non solo; tutto ciò richiede una Pubblica Amministrazione in grado di funzionare bene e con performance decisamente superiori a quelle dimostrate fino a ora. Il buon esito di un’iniziativa di questo tipo, per esempio, non può prescindere da una ritrovata efficienza dei Centri per l’impiego, altrimenti la possibilità che l’iniziativa naufraghi è pressoché certa”.
Grazie al coinvolgimento anche delle Camere di commercio, secondo la Cgia, dovremo accelerare il processo di avvicinamento e di conoscenza tra la scuola e il mondo del lavoro, senza dimenticare che non potremo rinunciare a un forte incremento degli investimenti sugli Its e sulla qualità della formazione professionale; materia, quest’ultima, di competenza delle amministrazioni regionali.
Comunque, negli ultimi dieci anni, la contrazione della popolazione giovanile italiana ha interessato, in particolar modo, il Mezzogiorno. In questa ripartizione geografica la diminuzione è stata pari a 762 mila unità (-15,1%). Seguono il Centro con -160 mila (-6,6%), mentre al Nord Ovest (-1%) e al Nord Est (-0,5%) la flessione è stata molto contenuta.
A livello regionale, è stata la Sardegna a subire la flessione più importante (-19,9%). Seguono la Calabria con il -19%, il Molise con il -17,5%, la Basilicata con il -16,8% e la Sicilia con il -15,3%.
In Piemonte, i giovani tra i 15 e i 34 anni sono 817.788, il 4,5% in meno di dieci anni fa. Rispetto ad allora, infatti, sono 38.421 in meno.
In particolare, per le diverse province piemontesi, ecco quanti sono i giovani e, tra parentesi, il loro calo rispetto a dieci anni fa: Torino 424.686 (-4,5%), Cuneo 119.151 (-2,7%), Alessandria 73.487 (-5,4%), Novara 70.848 (-4,3%), Asti 39.980 (-4,4%), Vercelli 30.858 (-7,5%), Biella 30.491 (-6,7%), Verbania 28.287 (-3,8%).
A livello nazionale, infine, negli ultimi dieci anni a registrare la diminuzione più importante sono state le province Sud Sardegna (-26,9%), Oristano con il -24%, Isernia con il -22,2% e Cosenza con il -19,5%. In contro tendenza, invece, solo una dozzina di province. Le più virtuose sono state Trieste con il +7,9%, Bologna con il +7,5% e Milano con il +7,3%.
Lo ha scritto Raffaele Lungarella su lavoce.info sottolineando che gli ostacoli che incontrano sono la manifestazione del più generale problema dello squilibrio tra la domanda e l’offerta di abitazioni in affitto e che una sistemazione abitativa meno onerosa per gli studenti fuori sede necessita sia di azioni specificamente indirizzate a loro sia di interventi di portata più ampia, che migliorino le possibilità di accesso al mercato della locazione per tutti coloro che non possono pagare i canoni del libero mercato.
Al 1° novembre 2022, i posti alloggio offerti dagli enti per il diritto allo studio erano 40.069, il 90% dei quali occupati da studenticon una borsa di studio; ma, alla stessa data, erano 95 mila gli studenti in possesso dei requisiti per concorrere all’assegnazione di un posto alloggio gestito da quegli enti.
Il Pnrr, con un finanziamenti di 960 milioni di euro, dovrebbe aumentarne il numero di circa 60 mila entro il 2026, anche con interventi da parte di operatori non pubblici, che riceveranno un contributo per la loro realizzazione. La normativa, però, non indica se e in che misura il contributo pubblico inciderà sul canone richiesto agli studenti.
Servono ovviamente anche altre azioni sul versante sia dell’offerta sia della domanda. Sul primo versante, l’iniziativa più rilevante da intraprendere dovrebbe avere come obiettivo l’ampliamento dell’offerta di alloggi affittati a canoni concordati, che sono più bassi di quelli di mercato. Ne beneficerebbero tutti gli inquilini alla ricerca di abitazione a basso canone.
Il principale canale di aiuto agli studenti fuori sede è la detrazione fiscale del 19% su una spesa per l’affitto massima di 2.633 l’anno, con un risparmio di 500 euro, pari al canone di un mese per un posto letto in una grande città. Nel 2021 se ne sono avvalsi 232.724 contribuenti, su un canone medio di 1.646 euro. Ne deriva che il numero di studenti per i quali è stata applicata la detrazione è notevolmente inferiore a quello dei contribuenti che ne hanno beneficiato: poco più di 145 mila, un dato molto più basso di quello degli studenti fuori sede.
Nelle città con una forte capacità di attrazione sia di studenti universitari sia di turisti pesa anche la preferenza di non pochi proprietari per gli affitti di brevissima durata (pochi giorni, quando non uno), che sottraggono una parte dell’offerta di alloggi alla locazione annuale (tipica per gli studenti, in genere) o di più lunga durata.
Comunque, occorre innanzitutto ampliare l’offerta complessiva di abitazioni per l’affitto, considerando però che i giusti propositi sul consumo del suolo non permettono di puntare sulla costruzione di nuove abitazioni.
Occorre, perciò, operare sull’offerta del patrimonio esistente per accrescerne la parte accessibile alle famiglie e ai soggetti meno abbienti. È possibile farlo utilizzando la leva fiscale, limitando l’applicazione della cedolare secca ai canoni concordati, che, essendo più bassi di quelli di mercato, assolvono anche una funzione sociale.
Ma è necessario anche valutare la fattibilità di interventi di edilizia agevolata, incentivati con contributi pubblici, destinati alla locazione temporanea o permanente a canoni contenuti.
Degli effetti di queste eventuali decisioni, i fuori sede beneficeranno anche indirettamente: l’ampliamento dell’area dei canoni meno onerosi, infatti, allenta la domanda sul mercato libero delle locazioni, con conseguente contenimento anche dei relativi canoni.
A proposito di sistemazioni per studenti e lavoratori fuori sede, alla vigilia del nuovo anno accademico, alle porte, l’ultimo rapporto di Immobiliare.it Insights, società del gruppo Immobiliare.it, ha rilevato che lavoratori e universitari quest’anno si troveranno ad affrontare una situazione ancora caratterizzata da rincari dei prezzi, anche se non in tutte le città. Dall’altra parte avranno a disposizione un’offerta del mercato più cospicua, visto l’aumentare diffuso degli alloggi di questa tipologia (+34% per le singole).
Infatti, lo studio evidenzia un aumento dell’offerta molto importante soprattutto nei centri satellite, come Brescia (+75%), Latina (+68%) e Bergamo (+49%), che ora si propongono come alternativa ai poli di maggiore dimensione, grazie anche alla presenza di collegamenti rapidi con la grande città e un’offerta didattica spesso similare.
La domanda, comunque, continua a crescere: la richiesta per le singole è salita del 27% rispetto al 2022.
Milano, dopo aver fatto partire la protesta delle tende poco prima dell’estate, per la prima volta negli ultimi anni, frena sui rincari. Rimanendo comunque la più cara, con un costo medio delle singole di626 euro al mese, “appena” l’1% in più rispetto all’anno scorso grazie all’aumento dell’offerta (+36%), oltre che della domanda (+15%).
Per quanto riguarda le singole, dunque, Milano resiste sul gradino più alto del podio; mentre Bologna supera per la prima volta Roma: per potersi permettere una stanza tutta per sé nel capoluogo emiliano bisogna mettere a budget 482 euro, a fronte dei 463 euro nella Capitale.
In quarta posizione c’è Firenze con 435 euro. Quasi appaiate Modena e Bergamo, con 412 euro e 411 euro rispettivamente. Superano, appena, la soglia dei 400 euro anche Padova e Verona (404 euro e 401 euro, rispettivamente). Poco al di sotto di questa cifra, chiudono la top10 nazionale Venezia (396 euro) e Brescia(385 euro).
A Torino il costo medio per una singola è di 373 euro, il 3% in più rispetto all’anno scorso.
Diversa la situazione se si vanno a esaminare i prezzi del posto letto in doppia: se il capoluogo lombardo conserva la prima posizione con 348 euro, al secondo posto si trova invece Roma con 272. Terza posizione è Napoli con 258 euro. Seguono Firenze (255 euro) e Bologna (249 euro). Sesta Padova a 231 euro, seguita da Modena, dove un posto letto costa 226 euro. A Torino la media è di 219 euro (+14%).