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Camillo Venesio al XXVI Congresso Nazionale delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di Risparmio Spa, promosso da ACRI

Camillo Venesio al XXVI Congresso Nazionale delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di Risparmio Spa, promosso da ACRI

Gorizia –  XXVI Congresso Nazionale delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di Risparmio Spa, promosso da ACRI e organizzato dalla Fondazione Carigo.

Camillo Venesio, il nostro Amministratore Delegato e Direttore Generale, ha partecipato al Congresso intitolato “Comunità: insiemi plurali” portando il punto di vista delle piccole e medie banche italiane.

Durante il suo intervento, ha anche sottolineato come la promessa di una regolamentazione proporzionata, spesso evocata in ambito europeo, sia ancora lontana dalla concreta attuazione: “La proporzionalità per le piccole banche, promessa dall’Europa, è come l’Araba Fenice: che vi sia, ciascun lo dice, dove sia, nessun lo sa” afferma Camillo Venesio, in qualità di presidente onorario di Pri.banks nell’intervento al congresso dell’Acri.

Secondo il nostro Amministratore Delegato e Direttore GeneraleIn Europa c’è eccesso di regolamentazione che tende ad ingessare l’economia e non mi riferisco solo a banche, assicurazioni e finanza”. La controprova si è avuta dai contenuti del rapporto Draghi ma anche dall’approccio sui dazi dell’amministrazione Trump. Le piccole e medie banche chiedono “semplificazione e non deregolamentazione”.

Sulla semplificazione, aggiunge, “l’Abi è in contatto con la Banca d’Italia al massimo livello” per lavorare su un percorso che deve portare a un importante “sottrazione di regole” da una regolamentazione bancaria europea messa a punto con il principio del ‘one size fits all’ che crea difficoltà alle piccole e non tiene nella giusta considerazione la “biodiversità del settore’”. Venesio ricorda che la struttura delle microimprese del Paese, 4 milioni di aziende con meno di 10 dipendenti, è un dato di fatto da decenni e le banche medio e piccole possono essere i giusti partner per accompagnare la loro crescita.

Leggi l’intervento di Camillo Venesio al Congresso ACRI

Clicca sulla foto per vedere e ascoltare il suo intervento 

I principali strumenti finanziari

I principali strumenti finanziari

Conoscere gli strumenti finanziari è un primo, semplice gesto di cura verso il proprio benessere economico. Chi possiede maggiori competenze in ambito finanziario affronta con più stabilità gli imprevisti e pianifica il proprio futuro con migliori risultati. Questo contributo nasce per colmare alcune lacune e offrire una bussola: perché scegliere lo strumento giusto può fare la differenza tra improvvisare e pianificare.

Perché è importante conoscerli

Una recente ricerca di Banca d’Italia (Banca d’Italia, Indagini sulla alfabetizzazione finanziaria e le competenze di finanza digitale in Italia: giovani, Statistiche 29 gennaio 2024) ha evidenziato che maggiori conoscenze finanziarie sono positivamente legate ad una maggiore resilienza in caso di imprevisti, in particolar modo tra i piccoli imprenditori. Anche per questo motivo è importante che ognuno di noi, conosca il funzionamento degli strumenti finanziari per poter trovare “gli attrezzi” giusti per gestire la vita economica e finanziaria della propria famiglia. Se poi aggiungiamo che, mediamente, conosciamo molto poco il funzionamento del rendimento composto (solo il 30% dei rispondenti lo conoscono) e per quale motivo il conto corrente non protegge dall’inflazione (solo il 48% dei rispondenti), diventa urgente dotarsi di queste conoscenze di base.

Anche la bussola è inutile, se non sai di averla in tasca.

“è importante che ognuno di noi, conosca il funzionamento degli strumenti finanziari per poter trovare “gli attrezzi” giusti per gestire la vita economica e finanziaria della propria famiglia.”

A cosa servono

Ogni giorno, senza rendercene conto, usiamo strumenti finanziari: il conto corrente per ricevere lo stipendio, una carta per pagare, magari un libretto per i risparmi. Gli strumenti finanziari non sono però solo un contenitore di soldi: servono a proteggere, a far crescere o rendere disponibile il nostro denaro al momento giusto. In altre parole, uno strumento finanziario è un mezzo che ci permette di trasformare il risparmio in qualcosa di utile: liquidità pronta all’uso, rendita periodica, protezione da eventi avversi, oppure crescita del patrimonio nel tempo.

Secondo il rapporto Consob, gli italiani hanno investito in strumenti finanziari in maniera autonoma per il 24%, su consigli informali (ad es. amici, parenti) il 50%, tramite un esperto professionista nel 26% dei casi.

La scelta dello strumento finanziario adeguato alle nostre esigenze è un tema talmente importante che la legge impone agli intermediari finanziari, prima di proporlo, di effettuare una verifica delle conoscenze, della situazione finanziaria, degli obiettivi di vita e della capacità di sopportare il rischio del risparmiatore (Questionario di adeguatezza Direttiva 2004/39/CE – MiFID livello 1). Tale verifica, è uno strumento di tutela per i cittadini perché consente di ricevere proposte in linea con le proprie esigenze.

Le principali categorie

Quando si parla di strumenti finanziari, non sempre è immediato capire di cosa si sta parlando. In ambito normativo, il riferimento è a una categoria specifica di prodotti individuata dal Testo Unico della Finanza (TUF), utilizzati principalmente per finalità di investimento. Ne sono pertanto esclusi gli strumenti di pagamento (contanti, carte di credito, conti correnti, libretti postali, conti di deposito…) che non rientrano nella definizione tecnica di strumento finanziario e che hanno una funzione di liquidità immediata o che servono per gestire imprevisti di piccola entità e pertanto sono prontamente disponibili.

Gli strumenti finanziari tecnicamente sono strumenti negoziati su un mercato regolamentato, quindi hanno un prezzo tiene in equilibrio domanda e offerta. Questi strumenti si dividono in grandi famiglie, eccole:

   

Come si evince dalla tabella, ogni tipologia ha rischi, costi, vantaggi e tempi differenti.

Gli strumenti monetari e obbligazionari emessi dallo Stato godono di una fiscalità agevolata, con una tassazione del 12,5% sui guadagni (capital gain). Al contrario, le azioni e le obbligazioni corporate sono soggette a un’imposta del 26%.

I fondi comuni, le Sicav e gli ETF presentano una caratteristica distintiva: combinano al loro interno diversi strumenti finanziari, gestiti in modo professionale. Questa struttura consente un’elevata diversificazione, rendendoli particolarmente adatti a chi non ha il tempo o le competenze per analizzare singoli titoli o emittenti. In questo modo, si riduce il rischio complessivo dell’investimento.

Come funzionano

Spesso si parte da un rendimento atteso e poi si identifica lo strumento in grado di puntare a quel rendimento. Questo processo è fuorviante perché il rendimento è una variabile che dipende dal rischio che si è disposti a sopportare, quindi prima di pensare al rendimento è necessario pensare al rischio. Non solo ma, nel mondo dell’investimento, il rischio a sua volta dipende dall’orizzonte temporale, perché con poco tempo a disposizione è ragionevole mantenere il rischio basso, altrimenti parleremmo di speculazione. Infine, il tempo dipende dall’obiettivo di vita che intendiamo perseguire.

   

Ogni strumento ha un suo funzionamento tecnico, ma per chi non lavora nel settore finanziario è utile capire alcune semplici cose:

  1. Che orizzonte temporale serve:
  • Se ti serve denaro a breve, strumenti liquidi e sicuri.
  • Se il tuo orizzonte è di medio o lungo termine, puoi accettare una maggiore oscillazione per avere maggiori opportunità di rendimento.
  1. Che livello di rischio sei disposto ad affrontare:
  • Ogni strumento ha un diverso grado di incertezza. Alcuni garantiscono il capitale, altri lo espongono a variazioni anche importanti.
  • Conoscere il proprio profilo di rischio (e rispettarlo) è fondamentale per evitare scelte impulsive o insoddisfazioni future.
  1. Da dove viene il rendimento:
  • Alcuni strumenti “prestano” i tuoi soldi e ti restituiscono interessi (obbligazioni).
  • Altri ti fanno diventare socio di un’azienda (azioni).
  • Altri ancora ti proteggono da imprevisti e restituiscono una somma se si verifica un evento (assicurazioni).
  • Profili di rischio alto, richiedono tempo per esprimere le loro potenzialità.

Un investimento efficace nasce quando tempo disponibile, obiettivo e tolleranza al rischio sono allineati con lo strumento scelto. Solo così si trasforma un’idea in un progetto sostenibile.

Soprattutto bisogna ricordarsi che uno strumento finanziario è un mezzo, non un fine. Non si investe per avere un fondo o un titolo, ma per comprare una possibilità: di studio per i figli, di serenità in pensione, di sicurezza in caso di imprevisti.

Conclusioni

Gli strumenti finanziari non sono complicati, se usati nel modo giusto. Come gli strumenti di una cassetta degli attrezzi, ognuno ha il suo scopo e va usato nel momento giusto. Saperli combinare, con l’aiuto di un consulente, significa trasformare il risparmio in benessere, sicurezza, crescita. Perché il vero obiettivo non è “guadagnare di più”, ma vivere meglio, con meno incertezza e più metodo.

I mercati finanziari

I mercati finanziari

I mercati finanziari hanno una funzione fondamentale per tutti noi: trasformano il risparmio in investimento. Ma spesso si sente parlare in modo generico di mercati che “salgono”, di mercati “nervosi”, di “crisi dei mercati”. Di quali mercati si parla?
E come distinguere quelli più adatti ai nostri obiettivi e alla nostra capacità di sopportare il rischio?
Non solo, ma sapere che ci sono mercati regolamentati e altri che non lo sono ci permette di riconoscere i rischi per le nostre risorse.

Perché ci sono mercati differenti?

Il primo grande sviluppo dell’attività economica risiede nel momento in cui è avvenuto il primo scambio di beni (poi solo nei tempi moderni anche dei servizi). Lo scambio consente di specializzarsi a chi offre i suoi prodotti e consente all’acquirente di cercare i beni solo quando ne ha necessità. Si parla quindi di domanda per descrivere chi riceve, compra o cerca, e di offerta per chi produce, vende o cede. Il luogo in cui queste due figure si incontrano è il mercato. Lo scambio più antico avveniva con il baratto, circa 30.000 anni fa, poi sostituito con le monete nel VII secolo in Turchia.

I mercati si classificano principalmente in base alla tipologia di prodotto scambiato, perché ogni tipologia di prodotto richiede regole condivise. Il mercato alimentare, il mercato immobiliare o quello del lavoro sono esempi di mercati con regole ben precise e soggetti dedicati al controllo.

Cosa sono i mercati finanziari

I primi mercati finanziari risalgono al XIII secolo nei Paesi Bassi e successivamente nei principali porti del Mediterraneo come Genova e Venezia. Oggi i mercati finanziari sono luoghi digitali dove domanda e offerta si incontrano.

Il mercato monetario, obbligazionario e azionario sono i principali mercati finanziari dove vengono scambiati titoli tra soggetti autorizzati e controllati da Consob (in Italia).

“Oggi i mercati finanziari sono luoghi digitali dove domanda e offerta si incontrano.”

Le tre grandi famiglie di mercati finanziari hanno oscillazioni differenti e quindi tempi di investimento differenti.

Il mercato monetario

È il più prudente tra i mercati. Qui si scambiano strumenti a breve termine, con durata inferiore a 12 mesi. Sono strumenti che offrono alta liquidità e bassa volatilità, come:

–  Conti deposito
–  Pronti contro termine
–  Buoni ordinari del Tesoro (BOT)
–  Certificati di deposito bancari

       

Il mercato obbligazionario

In questo mercato si scambiano titoli di debito, cioè prestiti fatti a stati, banche o aziende, che si impegnano a restituire il capitale riconoscendo un interesse periodico. Le principali variabili per scegliere un titolo obbligazionario sono:

–  Durata del titolo (scadenza)
–  Affidabilità dell’emittente (rating)
– La struttura del tasso (fisso o variabile)
–  Il rischio di cambio (se fuori dall’Euro)

       

Gli strumenti emessi dallo Stato italiano (come ad es. il BTP e il CCT), presentano un vantaggio fiscale in sede di tassazione degli interessi sui capital gain, pari al 12.5%, anziché al 26%, come in tutti gli altri strumenti finanziari, questo per agevolare il risparmio verso il finanziamento del debito pubblico.

Il mercato azionario

È il mercato dove si scambiano proprietà di aziende: le quote azionarie. Acquistare azioni significa diventare soci dell’impresa e quindi si partecipa ai successi ma anche ai suoi insuccessi. I prezzi oscillano in base alle aspettative degli utili che a sua volta dipendono dalle scelte del management, dal settore di riferimento, dal mercato nel suo complesso.

I mercati azionari sono tipicamente di due sotto-categorie:

–  Geografici
–  Settoriali

Nel primo caso, sono identificati con il nome del paese dove avvengono le contrattazioni (ad es. mercato azionario italiano), nel secondo caso sono identificati con il nome del settore di appartenenza delle aziende sottostanti (ad es. mercato azionario farmaceutico).

Il mercato azionario si muove in base alle informazioni disponibili, per questo motivo ci sono regole stringenti per la diffusione delle stesse e per evitare che qualcuno si avvantaggi di dati che altri non hanno. Le attività delle autorità di controllo tutelano quindi gli investitori, per questo si parla di mercati regolamentati.

Quale mercato va bene per me?

Precisiamo subito che esistono anche mercati non regolamentati, i quali non garantiscono lo stesso livello di trasparenza, controllo e tutela offerto dai mercati regolamentati. In questi contesti, le transazioni avvengono direttamente tra le parti, senza l’intervento di un’autorità di vigilanza. Ne fanno parte, ad esempio, i mercati di strumenti derivati complessi, delle criptovalute o delle opere d’arte. In tali ambiti, il rischio di truffe, di illiquidità o di valutazioni poco trasparenti è molto elevato. Per questo motivo, è bene che vi accedano solo investitori esperti o professionisti, in grado di comprendere appieno le caratteristiche e i rischi degli strumenti trattati.

All’interno dei mercati regolamentati monetari, obbligazionari e azionari, non esiste una corrispondenza rigida, tra tipo di mercato e tipo di persona. Piuttosto è utile vedere questi mercati come gli ingredienti essenziali per effettuare una ricetta. Così come per fare una torta è necessario avere zucchero, farina e burro, così per investire è necessario miscelare i mercati secondo il personale profilo di rischio, i propri obiettivi e quindi orizzonti temporali.

In questo processo, il supporto di un esperto risulta, anche in questo caso, necessario al fine di definire gli obiettivi di vita, le priorità, la capacità di sopportare il rischio e quindi di individuare la ripartizione ottimale tra mercati. Con questo metodo di investimento, non si acquisterà un singolo titolo obbligazionario o azionario in autonomia, ma si individueranno strumenti finanziari diversificati – come Fondi Comuni o Sicav– che investono nei diversi mercati in modo professionale e controllato.

“Per investire è necessario miscelare i mercati secondo il personale profilo di rischio, i propri obiettivi e quindi orizzonti temporali.”

Conclusioni

I mercati finanziari non sono un gioco per pochi, ma strumenti fondamentali per trasformare il risparmio in possibilità concreta: realizzare progetti, proteggere il potere d’acquisto, costruire il proprio futuro. Capirli è il primo passo per usarli in modo consapevole. Solo quelli regolamentati offrono sufficienti garanzie di trasparenza, controllo e tutela per i risparmiatori. Allo stesso tempo, nessun mercato è giusto per tutti e nessuno, da solo, è sufficiente. La soluzione sta nella combinazione equilibrata tra essi in base ai vincoli e ai bisogni personali.

I mercati finanziari

Pianificare il risparmio e l’investimento

Ci hanno insegnato a risparmiare, meno spesso a investire. Nella cultura italiana, “tenere da parte” i soldi è un comportamento diffuso, quasi istintivo. Eppure, fermarsi al solo risparmio significa lasciare il proprio denaro inattivo, esposto all’erosione silenziosa dell’inflazione. Risparmiare è importante. Ma pianificare il risparmio e trasformarne una parte in investimento è ciò che consente al denaro di non perdere valore, anzi, di crescere nel tempo. Vediamo insieme come funziona questo passaggio fondamentale per la serenità finanziaria di oggi e di domani.

L’investimento deve essere razionale. Se non lo capite, non lo fate (Warren Buffet) (Ralph Waldo Emerson)

Risparmio e investimento, due facce della stessa medaglia

Il risparmio è l’atto di non consumare tutte le risorse oggi. L’investimento, invece, è l’azione di far fruttare ciò che non serve subito. Investire, quindi, è un modo efficiente per spostare risorse dal presente al futuro, mantenendone o accrescendone il valore.

Ma perché dovremmo farlo? Perché nel futuro abbiamo tutti uno o più obiettivi importanti che vanno costruiti con il tempo. Come quando si pianta un seme: all’inizio sembra solo un piccolo germoglio, ma con cura e pazienza le radici si rafforzano e con il tempo arrivano i frutti. Il risparmio è mettere da parte acqua, terra e semi, l’investimento è l’atto di coltivare la pianta per avere i frutti. Non è possibile investire bene senza aver prima risparmiato. Ma è altrettanto inutile risparmiare senza decidere come e quando impiegare quelle somme.

“Il risparmio è l’atto di non consumare tutte le risorse oggi. L’investimento, invece, è l’azione di far fruttare ciò che non serve subito.”

Investire è un mezzo che consente di avere una disponibilità maggiore nel futuro e quindi aumentare la probabilità di raggiungere gli obiettivi di vita importanti.

Gli italiani risparmiano ma…

Nel 2024, secondo Banca d’Italia, oltre 1.500 miliardi di euro sono rimasti fermi sui conti correnti. Questo denaro, in buona parte, non è investito, non è destinato a progetti, non è protetto dall’inflazione. Per ogni 10.000 euro non remunerati, si sono persi circa 2.000 euro in potere d’acquisto negli ultimi tre anni (Fonte: Istat – inflazione cumulata 2022-2024). Si stima che per i prossimi 10 anni, la perdita di potere di acquisto raggiungerà il 22%, quindi su un capitale di 10.000 potremo comprare beni per 8.170 euro.

Si consideri che ben il 50% delle famiglie italiane detiene 80% delle proprie risorse sul conto corrente e solo il 11,6% investito in strumenti finanziari. (Fonte Banca d’Italia 2024). Se queste persone investissero in modo coerente, riuscirebbero a recuperare quantomeno l’inflazione. Un’analisi sull’investimento in titoli diversificati mondiali ha rilevato che mediamente un investimento ha remunerato il 4.1% annuo al netto dell’inflazione, cioè oltre il valore dell’inflazione.

Investimento e speculazione. Le regole

C’è un’altra distinzione importante da fare quando si parla di investire. Spesso confondiamo finanza e speculazione. Sentiamo parlare di mercati che crescono e mercati che crollano, di quotazioni di fine giornata e di spread che si impenna. Queste informazioni però riguardano la speculazione, cioè l’atto di sfruttare il momento opportuno per avere un guadagno nel minor tempo possibile.

La differenza tra investimento e speculazione risiede soprattutto nel metodo. Investire significa allocare risorse con l’obiettivo di farle crescere nel tempo, in modo coerente con i propri progetti di vita. Speculare, invece, è cercare guadagni rapidi puntando su previsioni o intuizioni.

Tre regole aiutano a distinguere un investimento sano da un’azione speculativa.

–  Diversificare: non mettere tutti i soldi su uno strumento solo riduce i rischi.

–  Definire un orizzonte temporale: solo il tempo permette ai mercati di esprimere i loro rendimenti attesi.

–  Conoscere la propria sopportabilità al rischio: quanto possiamo tollerare fluttuazioni e incertezze senza compromettere le nostre scelte.

Senza queste tre regole, si esce dal metodo e si finisce nella speculazione. Comprare, per esempio, un singolo titolo significa speculare, perché non si sta rispettando la prima regola dell’investimento.

       

Il premio al rischio

Il premio al rischio è il rendimento aggiuntivo che un investitore si attende per assumere un rischio maggiore rispetto a un investimento privo di rischio (come i titoli di Stato a breve termine). Storicamente, questo premio è ciò che giustifica l’investimento in azioni, obbligazioni corporate o strumenti più volatili. Questo accade perché, in cambio della maggiore incertezza, gli investitori si aspettano di essere compensati con rendimenti più elevati. Tuttavia, questo premio varia nel tempo e tra mercati, e può essere negativo nei periodi di crisi.

In Europa, secondo dati di MSCI e Morningstar, i mercati azionari hanno generato nel lungo periodo un rendimento reale medio (cioè al netto dell’inflazione) compreso tra il 4% e il 5% annuo. Questo “extra rendimento” rispetto ai titoli di Stato, è la ricompensa per sopportare volatilità e incertezza. Ma non è garantito: può esserci solo nel lungo periodo e solo se si rispetta una logica di diversificazione e coerenza con i propri obiettivi.

“Capire il concetto di “premio al rischio” è fondamentale per investire in modo corretto e secondo un certo orizzonte temporale.”

Come prepararsi

–  Definire un orizzonte temporale (n. anni) per ciascun obiettivo (come comprare un’auto o mandare un figlio all’Università)

–  Definire le priorità tra obiettivi

–  Definire il grado di sopportabilità soggettiva al rischio

–  Costruire una strategia di investimento coerente con i punti precedenti

Quest’ultimo punto richiede esperienza, strumenti e pertanto è l’attività tipica di un esperto cioè un operatore affidabile in grado di aiutare le persone a sviluppare un piano di investimento.

       

Investire significa abbinare la soluzione adeguata agli obiettivi di vita delle persone.

Il consiglio è quello di provare a definire un elenco di obiettivi con la medesima struttura della tabella precedente.

Conclusioni

Risparmiare è un comportamento accorto. Investire è un atto di responsabilità. Pianificare il risparmio e l’investimento è una forma di cura: verso noi stessi, verso chi ci è accanto, verso i nostri progetti futuri.

Non è necessario essere esperti di finanza per iniziare. Ma è fondamentale avere una bussola: obiettivi chiari, orizzonti temporali definiti, strategie comprensibili. E, se serve, un buon navigatore: un consulente affidabile, che sappia accompagnarci nel percorso.

Perché i soldi, se non li orientiamo noi, finiscono per fermarsi. E fermarsi, oggi, significa perdere.

Cambiare o ristrutturare casa

Cambiare o ristrutturare casa

La casa non è solo un tetto sulla testa: è un luogo di protezione, di identità, di investimento. Ma arriva un momento, nella vita di ciascuno, in cui ci si chiede se sia meglio cambiare abitazione o mettere mano a quella in cui si vive. È una domanda legittima, che va affrontata con metodo, visione e consapevolezza finanziaria. In questo modulo, esploriamo le implicazioni economiche del cambiare o ristrutturare casa, come programmare al meglio questo passaggio e quali variabili prendere in considerazione per fare scelte sostenibili.

Un’abitazione è fatta con muri e travi; una casa è costruita con amore e sogni. (Ralph Waldo Emerson)

Perché si cambia casa?

Si cambia casa per tanti motivi, spesso legati a cambiamenti di vita significativi. Può essere la nascita di un figlio, la necessità di avere più spazio o di spostarsi per lavoro. A volte si cerca un ambiente più tranquillo, altre si desidera essere più vicini a servizi o familiari. C’è chi cambia per migliorare la qualità della vita, chi per risparmiare, chi per investire nel mattone o sfruttare un’occasione di mercato. Spesso, alla base c’è il bisogno di sentirsi più a proprio agio, in un luogo che rispecchi meglio le esigenze del presente. Qualunque sia il motivo, il cambio casa è una decisione complessa, che tocca aspetti economici, emotivi e organizzativi. Pianificarla aiuta a farla diventare un passo avanti, non un salto nel buio.

Secondo Istat, nel 2023 ci sono stati oltre 300.000 passaggi di proprietà per abitazioni, una cifra che testimonia come la mobilità abitativa sia ancora un fenomeno rilevante, nonostante il contesto economico incerto.

“Spesso, dietro al cambio di una casa, c’è il bisogno di sentirsi più a proprio agio, in un luogo che rispecchi meglio le esigenze del presente.”

Ma cambiare casa non è un semplice trasloco. È un investimento importante, spesso legato a un nuovo indebitamento (mutuo), a spese accessorie (notarili, agenziali, fiscali) e alla necessità di liquidità immediata per affrontare i costi iniziali.

Quando ha senso ristrutturare?

In alternativa al cambio di casa, molti italiani optano per la ristrutturazione. L’ultimo Rapporto Censis (2024) mostra come oltre il 70% delle famiglie italiane viva in una casa di proprietà e che più del 40% di esse abbia effettuato almeno un intervento di ristrutturazione negli ultimi 10 anni. I motivi? Migliorare l’efficienza energetica, adattare gli spazi alle nuove esigenze familiari o semplicemente aumentare il valore dell’immobile.

Ristrutturare può essere una scelta più conveniente, se ben pianificata. Ma va tenuto conto dei tempi (mediamente 4-6 mesi), dei disagi e, soprattutto, dei costi. Una ristrutturazione parziale può costare da 300 a 800 euro al metro quadro, mentre una ristrutturazione completa può superare i 1.200 euro al mq (fonte: immobiliare.it 2024).

Ma andiamo con ordine. Le spese di ristrutturazione partono dalla demolizione e smaltimento di muri e pavimenti (20/50 euro al mq), alla ricostruzione di tramezzi, intonaci e massetti (40-80 euro al mq), all’impianto elettrico, idraulico sanitario, riscaldamento/raffrescamento (2.000/6.000 euro), ai serramenti e pavimenti, soltanto per citare quelli più rilevanti. La stima complessiva per una ristrutturazione completa :

–  Parziale (solo bagno, cucina, tinteggiature): 300–600 euro al mq

–  Completa chiavi in mano: 800–1.200 euro al mq

–  Di pregio o energetica avanzata: 1.300–1.800 euro al mq

 

I costi nascosti

Chi ha già fatto operazioni come quella di una ristrutturazione importante, sa bene che le spese da aggiungere durante gli interventi sono sempre molto alte. In realtà, questi costi nascosti sono figli di stime approssimative, che non considerano tutte le fasi degli interventi, e ragionano su scenari ottimistici. Così, ci si ritrova un tubo rotto che richiede un intervento aggiuntivo, una perizia da fare in due giorni, un pavimento da riaprire perché la soletta ha ceduto.

È utile fare i conti quantomeno con le spese facilmente preventivabili come quelle indicate nella tabella seguente.

       

Occorre ricordarsi di aggiungere sempre un 20% di costi aggiuntivi per spese impreviste o per vizi occulti o adeguamenti normativi necessari.

Prima di decidere di ristrutturare casa, è sempre utile definire il budget a disposizione dei lavori. In sua assenza rischieremo di fare sempre le scelte più economiche: ma questo non vuol dire fare le scelte migliori.

   

Come decidere tra ristrutturare o cambiare casa?

Non esiste una risposta unica, ma un percorso decisionale. Il primo passo è analizzare i bisogni: quanto spazio serve davvero? Quali caratteristiche deve avere la nuova casa? Che peso hanno comfort, posizione, servizi, sostenibilità? Se la casa attuale può essere adattata con una ristrutturazione ragionevole, il miglioramento può essere significativo e meno costoso di un acquisto. Se, invece, servissero cambiamenti strutturali profondi, potrebbe convenire cambiare.

Anche i costi parlano: l’acquisto di una nuova abitazione comporta mediamente un esborso di circa 2.200 euro al mq (fonte: immobiliare.it), e a questo vanno aggiunti i costi di agenzia, notaio, tasse, trasloco, eventuale mutuo e spese accessorie, che possono superare il 10% del prezzo dell’immobile. Quindi molto più di una ristrutturazione.

Ma non è solo una questione economica. Ristrutturare significa restare in un ambiente familiare, magari vicino al lavoro o ai nonni, ma affrontare disagi e tempi lunghi. Cambiare casa significa ricominciare, scegliere qualcosa di pronto (o quasi), ma anche adattarsi a un contesto nuovo, con altri ritmi e altre regole.

“La scelta giusta si costruisce ascoltando bisogni presenti e futuri, valutando attentamente costi, benefici, tempi e impatti sulla propria quotidianità”

E come ogni scelta importante, va pianificata, non improvvisata.

Come prepararsi per una o l’altra scelta

Cambiare casa significa prima di tutto valutare il prezzo massimo che ci si può permettere, considerando il 30–35% del reddito netto mensile come soglia di sicurezza per la rata del mutuo. Occorre poi considerare sempre i costi accessori come il notaio, le tasse, eventuali ristrutturazioni necessarie, l’arredamento. Non dimentichiamoci poi di valutare la vicinanza a scuole, mezzi pubblici, lavoro, servizi sanitari e aree verdi. Una casa ben collegata è anche un buon investimento.

È necessario inoltre accertarsi che la casa sia in regola con le norme edilizie e catastali: una visura aggiornata, la planimetria conforme e l’agibilità sono documenti fondamentali da ottenere prima del compromesso. Infine, è necessario valutare l’evoluzione del valore nel futuro, considerando se la zona è in espansione, se ci sono prospettive di contesto positive o negative.

Quindi quando decidiamo di cambiare casa, valutiamo questi elementi:

–  Budget e sostenibilità del mutuo
–  Ubicazione e servizi
–  Condizioni dell’immobile e spese future
–  Documentazione e regolarità urbanistica

Se invece decidessimo di ristrutturare casa, il consiglio è quello di procedere in tal modo:

–  Definiamo quali sono gli interventi necessari, o quali desideriamo fare.
–  In funzione del tipo di intervento da effettuare, controlliamo se sarà necessario: richiedere solo dei preventivi ad artigiani; richiedere preventivi ad artigiani o tecnici specializzati autorizzati; individuare un progettista.
–  In caso di nomina del progettista, incarichiamolo di eseguire tutte le attività necessarie, affinché i lavori siano eseguiti correttamente.
–  Verifichiamo l’eventuale presenza di bonus o incentivi statali che possano alleggerire i costi dell’intervento.
–  Valutiamo la possibilità di utilizzare un finanziamento, che sia coerente con gli importi ed i tempi di restituzione utili alla corretta gestione del nostro conto economico.

       

Conclusioni

Cambiare o ristrutturare casa è una delle decisioni più rilevanti nella vita economica di una famiglia. Per questo va affrontata con lucidità, visione e metodo. Pianificare bene significa evitare errori costosi, ridurre l’ansia da indebitamento e garantire la sostenibilità delle proprie scelte nel tempo.

Un buon piano parte sempre da un obiettivo chiaro e passa attraverso l’analisi del proprio budget, il confronto con professionisti affidabili e una valutazione attenta delle alternative. Ricordiamoci che l’abitazione è sì un investimento economico, ma soprattutto un progetto di vita.

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