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Cambiare o ristrutturare casa

Cambiare o ristrutturare casa

La casa non è solo un tetto sulla testa: è un luogo di protezione, di identità, di investimento. Ma arriva un momento, nella vita di ciascuno, in cui ci si chiede se sia meglio cambiare abitazione o mettere mano a quella in cui si vive. È una domanda legittima, che va affrontata con metodo, visione e consapevolezza finanziaria. In questo modulo, esploriamo le implicazioni economiche del cambiare o ristrutturare casa, come programmare al meglio questo passaggio e quali variabili prendere in considerazione per fare scelte sostenibili.

Un’abitazione è fatta con muri e travi; una casa è costruita con amore e sogni. (Ralph Waldo Emerson)

Perché si cambia casa?

Si cambia casa per tanti motivi, spesso legati a cambiamenti di vita significativi. Può essere la nascita di un figlio, la necessità di avere più spazio o di spostarsi per lavoro. A volte si cerca un ambiente più tranquillo, altre si desidera essere più vicini a servizi o familiari. C’è chi cambia per migliorare la qualità della vita, chi per risparmiare, chi per investire nel mattone o sfruttare un’occasione di mercato. Spesso, alla base c’è il bisogno di sentirsi più a proprio agio, in un luogo che rispecchi meglio le esigenze del presente. Qualunque sia il motivo, il cambio casa è una decisione complessa, che tocca aspetti economici, emotivi e organizzativi. Pianificarla aiuta a farla diventare un passo avanti, non un salto nel buio.

Secondo Istat, nel 2023 ci sono stati oltre 300.000 passaggi di proprietà per abitazioni, una cifra che testimonia come la mobilità abitativa sia ancora un fenomeno rilevante, nonostante il contesto economico incerto.

“Spesso, dietro al cambio di una casa, c’è il bisogno di sentirsi più a proprio agio, in un luogo che rispecchi meglio le esigenze del presente.”

Ma cambiare casa non è un semplice trasloco. È un investimento importante, spesso legato a un nuovo indebitamento (mutuo), a spese accessorie (notarili, agenziali, fiscali) e alla necessità di liquidità immediata per affrontare i costi iniziali.

Quando ha senso ristrutturare?

In alternativa al cambio di casa, molti italiani optano per la ristrutturazione. L’ultimo Rapporto Censis (2024) mostra come oltre il 70% delle famiglie italiane viva in una casa di proprietà e che più del 40% di esse abbia effettuato almeno un intervento di ristrutturazione negli ultimi 10 anni. I motivi? Migliorare l’efficienza energetica, adattare gli spazi alle nuove esigenze familiari o semplicemente aumentare il valore dell’immobile.

Ristrutturare può essere una scelta più conveniente, se ben pianificata. Ma va tenuto conto dei tempi (mediamente 4-6 mesi), dei disagi e, soprattutto, dei costi. Una ristrutturazione parziale può costare da 300 a 800 euro al metro quadro, mentre una ristrutturazione completa può superare i 1.200 euro al mq (fonte: immobiliare.it 2024).

Ma andiamo con ordine. Le spese di ristrutturazione partono dalla demolizione e smaltimento di muri e pavimenti (20/50 euro al mq), alla ricostruzione di tramezzi, intonaci e massetti (40-80 euro al mq), all’impianto elettrico, idraulico sanitario, riscaldamento/raffrescamento (2.000/6.000 euro), ai serramenti e pavimenti, soltanto per citare quelli più rilevanti. La stima complessiva per una ristrutturazione completa :

–  Parziale (solo bagno, cucina, tinteggiature): 300–600 euro al mq

–  Completa chiavi in mano: 800–1.200 euro al mq

–  Di pregio o energetica avanzata: 1.300–1.800 euro al mq

 

I costi nascosti

Chi ha già fatto operazioni come quella di una ristrutturazione importante, sa bene che le spese da aggiungere durante gli interventi sono sempre molto alte. In realtà, questi costi nascosti sono figli di stime approssimative, che non considerano tutte le fasi degli interventi, e ragionano su scenari ottimistici. Così, ci si ritrova un tubo rotto che richiede un intervento aggiuntivo, una perizia da fare in due giorni, un pavimento da riaprire perché la soletta ha ceduto.

È utile fare i conti quantomeno con le spese facilmente preventivabili come quelle indicate nella tabella seguente.

       

Occorre ricordarsi di aggiungere sempre un 20% di costi aggiuntivi per spese impreviste o per vizi occulti o adeguamenti normativi necessari.

Prima di decidere di ristrutturare casa, è sempre utile definire il budget a disposizione dei lavori. In sua assenza rischieremo di fare sempre le scelte più economiche: ma questo non vuol dire fare le scelte migliori.

   

Come decidere tra ristrutturare o cambiare casa?

Non esiste una risposta unica, ma un percorso decisionale. Il primo passo è analizzare i bisogni: quanto spazio serve davvero? Quali caratteristiche deve avere la nuova casa? Che peso hanno comfort, posizione, servizi, sostenibilità? Se la casa attuale può essere adattata con una ristrutturazione ragionevole, il miglioramento può essere significativo e meno costoso di un acquisto. Se, invece, servissero cambiamenti strutturali profondi, potrebbe convenire cambiare.

Anche i costi parlano: l’acquisto di una nuova abitazione comporta mediamente un esborso di circa 2.200 euro al mq (fonte: immobiliare.it), e a questo vanno aggiunti i costi di agenzia, notaio, tasse, trasloco, eventuale mutuo e spese accessorie, che possono superare il 10% del prezzo dell’immobile. Quindi molto più di una ristrutturazione.

Ma non è solo una questione economica. Ristrutturare significa restare in un ambiente familiare, magari vicino al lavoro o ai nonni, ma affrontare disagi e tempi lunghi. Cambiare casa significa ricominciare, scegliere qualcosa di pronto (o quasi), ma anche adattarsi a un contesto nuovo, con altri ritmi e altre regole.

“La scelta giusta si costruisce ascoltando bisogni presenti e futuri, valutando attentamente costi, benefici, tempi e impatti sulla propria quotidianità”

E come ogni scelta importante, va pianificata, non improvvisata.

Come prepararsi per una o l’altra scelta

Cambiare casa significa prima di tutto valutare il prezzo massimo che ci si può permettere, considerando il 30–35% del reddito netto mensile come soglia di sicurezza per la rata del mutuo. Occorre poi considerare sempre i costi accessori come il notaio, le tasse, eventuali ristrutturazioni necessarie, l’arredamento. Non dimentichiamoci poi di valutare la vicinanza a scuole, mezzi pubblici, lavoro, servizi sanitari e aree verdi. Una casa ben collegata è anche un buon investimento.

È necessario inoltre accertarsi che la casa sia in regola con le norme edilizie e catastali: una visura aggiornata, la planimetria conforme e l’agibilità sono documenti fondamentali da ottenere prima del compromesso. Infine, è necessario valutare l’evoluzione del valore nel futuro, considerando se la zona è in espansione, se ci sono prospettive di contesto positive o negative.

Quindi quando decidiamo di cambiare casa, valutiamo questi elementi:

–  Budget e sostenibilità del mutuo
–  Ubicazione e servizi
–  Condizioni dell’immobile e spese future
–  Documentazione e regolarità urbanistica

Se invece decidessimo di ristrutturare casa, il consiglio è quello di procedere in tal modo:

–  Definiamo quali sono gli interventi necessari, o quali desideriamo fare.
–  In funzione del tipo di intervento da effettuare, controlliamo se sarà necessario: richiedere solo dei preventivi ad artigiani; richiedere preventivi ad artigiani o tecnici specializzati autorizzati; individuare un progettista.
–  In caso di nomina del progettista, incarichiamolo di eseguire tutte le attività necessarie, affinché i lavori siano eseguiti correttamente.
–  Verifichiamo l’eventuale presenza di bonus o incentivi statali che possano alleggerire i costi dell’intervento.
–  Valutiamo la possibilità di utilizzare un finanziamento, che sia coerente con gli importi ed i tempi di restituzione utili alla corretta gestione del nostro conto economico.

       

Conclusioni

Cambiare o ristrutturare casa è una delle decisioni più rilevanti nella vita economica di una famiglia. Per questo va affrontata con lucidità, visione e metodo. Pianificare bene significa evitare errori costosi, ridurre l’ansia da indebitamento e garantire la sostenibilità delle proprie scelte nel tempo.

Un buon piano parte sempre da un obiettivo chiaro e passa attraverso l’analisi del proprio budget, il confronto con professionisti affidabili e una valutazione attenta delle alternative. Ricordiamoci che l’abitazione è sì un investimento economico, ma soprattutto un progetto di vita.

Mandare un figlio all’università

Mandare un figlio all’università

L’ingresso all’Università rappresenta una delle tappe più significative nella vita di uno studente. È anche uno degli investimenti economici più importanti per una famiglia. Durante l’iter scolastico dell’obbligo spesso si dà per scontato che “qualcosa si troverà” oppure con un “ci penseremo” si risolve la questione. In realtà l’Università ha un costo che cresce negli anni e sostenerla serenamente, o con difficoltà, dipende da quanto si è pianificata la spesa in anticipo.

L’apprendimento è un tesoro che seguirà il suo proprietario ovunque. – Proverbio cinese.

Perché pianificare le spese universitarie

Il 60% degli italiani (Ricerca di Kruk Italia sugli studenti universitari – 2024) ha dichiarato di essere pronto a fare delle rinunce per permettere ai figli di studiare perché lo ritiene un investimento necessario per assicurare un buon futuro. Queste risposte ci fanno pensare subito ad una buona lungimiranza, infatti, l’economista Jacob Mincer è famoso per aver trovato una relazione diretta tra redditi lavorativi e anni di istruzione, laddove ogni anno aggiuntivo di istruzione produce in media un aumento percentuale del reddito tra 8% e 10%.

Certamente ci sono altri fattori, come le abilità personali, la rete di relazioni, il caso, ma certamente la variabile che possiamo controllare maggiormente è l’istruzione.

Il tasso di occupazione per i laureati tra i 25 e i 64 anni è del 79,2%, mentre per i diplomati è del 65,2% (Education at a Glance 2022). A tre anni dalla laurea, il 77.1% dei laureati è occupato e dopo cinque anni si arriva a circa 89% (AlmaLaurea – XXV Indagine Condizione occupazionale dei Laureati – 2023). Inoltre, chi ha frequentato gli studi universitari ha una maggiore probabilità di rimanere attivo nel mercato del lavoro in età adulta (A.Stenberg, A., & Westerlund, O. -2013-. Education and retirement: does University education at mid-age extend working life? IZA Journal of European Labor Studies).

I dati oggettivi e i buoni propositi dei genitori italiani fanno ben sperare, tuttavia soltanto l’11% delle persone dice di avere cominciato a risparmiare in anticipo per questo investimento: 8% ha iniziato dalla prima infanzia e il 3% dall’adolescenza.

Quanto costa l’Università

Ogni due anni, il Censis stila una graduatoria delle migliori Università italiane. Secondo il rapporto più recente risultano essere le migliori università statali quella di Padova, Bologna e Roma La Sapienza (La classifica Censis delle Università italiane -edizione 2024/2025-). Tra quelle non statali, spicca, la Luiss di Roma, la Bocconi e la Cattolica a Milano. La graduatoria è stilata in base ad una serie di elementi, come i servizi offerti, le borse di studio, le strutture e la internazionalizzazione.

Tuttavia, la scelta dell’università non passa solo per il ranking ma anche e soprattutto dal costo della retta. Gli studenti iscritti agli atenei pubblici pagano rette che in media sono di 950 euro (Unione Universitari 2024) annui, mentre per gli atenei privati si arriva ad una media di 3.408 euro annui. I fattori che incidono sulla retta finale sono, l’ISEE familiare, la tipologia di corso, la regione, il tipo di ateneo e se lo studente è fuori corso.

Un’altra voce di spesa da considerare è quella dell’affitto, nel caso si decida di frequentare l’Università in una città differente da quella dove si risiede, il cosiddetto “fuorisede”. Milano, Bologna, Roma e Napoli sono i luoghi in cui le case per studenti costano di più. Nel capoluogo lombardo, una “singola” stanza viene affittata in media a 637 euro e una stanza condivisa costa mediamente 353 euro (Immobiliare.it 2025). In media, nelle maggiori città universitarie, una stanza costa 460 euro al mese (5.518 euro annui).

I costi annuali per sostenere le spese universitarie di un figlio sono importanti e abbracciano dai 3 ai 5 anni, nella migliore delle ipotesi. Se i genitori reputano la laurea un obiettivo importante, è necessario preparare questo obiettivo in largo anticipo, affinché il tempo possa diventare un importante alleato.

I costi nascosti

Molte famiglie si concentrano sulle rette universitarie, ma spesso trascurano altri costi che incidono in modo significativo, come:

–  Depositi cauzionali, utenze, spese condominiali

– Trasporti (abbonamenti ferroviari o mezzi pubblici)
–  Attrezzature tecnologiche (computer, software, connessione internet)
–  Spese per soggiorni all’estero o Erasmus

Inoltre, più si va avanti con gli studi (master, dottorati, specializzazioni), più i costi aumentano. Una voce spesso sottovalutata è quella per gli spostamenti, per il cibo e in particolar modo quello per il materiale didattico. In generale, il costo medio complessivo del materiale didattico è stimato intorno ai 1.600 euro annui (8 Udu e Federconsumatori 2023).

In conclusione, secondo uno studio di Federconsumatori (Anno 2023) , il costo medio annuo per mantenere un figlio all’università è pari a:

–  379 euro se studia nella città di residenza
–  293 euro se è pendolare
– 498 euro se è studente fuorisede

Forse anche per questi motivi, Istat rileva che in Italia siamo ancora sotto la media europea in termini di laureati: solo il 26.8% ha il titolo di studio terziario (laurea) rispetto alla media UE27 pari al 41.6% (livelli di istruzione e ritorni occupazionali – istat 2021).

         

Italia o estero?

Inutile girarci intorno, all’estero, si può avere un’esperienza più internazionale, una maggiore flessibilità nello studio e potenzialmente più opportunità di lavoro dopo la laurea. A livello internazionale, i laureati in discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) mostrano tassi di occupazione trai più elevati. A un anno dalla laurea, i laureati che lavorano all’estero percepiscono circa 2.174 euro mensili netti, contro i 1.393 euro di chi è in Italia.

A cinque anni dalla laurea, la differenza aumenta ulteriormente, con i laureati all’estero che guadagnano circa 2.710 euro al mese, mentre in Italia si resta sui 1.708 euro. Non a caso, 2 laureati all’estero su 3 non intendono rientrare in Italia. I costi per sostenere l’Università all’estero sono molto differenti da nazione a nazione e da città a città. Ecco qualche esempio delle rette annuali, dalle più costose (private) a quelle meno costose (pubbliche europee):

–  Harvard negli Stati Uniti: 85.000 euro
–  Massachusetts Institute of Technology (MIT): da 50.000 euro a 80.000 euro
–  Stanford University: 50.000 euro
–  Cambridge: da 6.000 euro a 30.000 euro
–  Università di Barcellona (UB): fino a 1.300 euro
–  Università Sorbona a Parigi: fino a 600 euro

“A livello internazionale, i laureati in discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) mostrano tassi di occupazione tra i più elevati.”

Tutti vorremmo avere figli o nipoti laureati nei più prestigiosi atenei del mondo, ma servono risorse importanti a disposizione. La soluzione migliore è quella di darsi un obiettivo ragionevole e perseguirlo con un risparmio costante periodico e tarato sull’obiettivo da raggiungere.

Come prepararsi

Ipotizziamo di avere un figlio di 8 anni e di avere quindi 10 anni di tempo prima di sborsare il primo anno di costi per frequentare l’Università come pendolare, in Italia. La tabella mostra come all’aumentare del tempo a disposizione, minore è il risparmio che è necessario accantonare ogni mese: le spese del 14° anno vengono accumulate in un tempo maggiore rispetto a quelle del 11° anno.

 

 

Per una famiglia con un figlio di 8 anni, risparmiare 277 euro al mese può essere un obiettivo molto più accessibile rispetto a dover sborsare 858 euro al mese tra 10 anni (equivalenti a 10.293 euro divisi in 12 mesi). In questo modulo, ci limitiamo a ragionare di risparmio, ma rimandiamo alla trattazione dell’approfondimento sul tema di investimento per comprendere come rendere il risparmio più profittevole nei limiti della personale sopportabilità al rischio.

Conclusioni

Investire sull’istruzione significa investire sul futuro. Non tutti i costi possono essere previsti, ma molti possono essere preparati. Pianificare le spese universitarie significa evitare sorprese, dare serenità a tutta la famiglia e aumentare le opportunità di successo per chi amiamo. Offrire la possibilità di studiare senza complicazioni è il dono più prezioso che si possa trasferire ai propri figli o nipoti. Perché l’educazione è il bene più durevole che si possa trasmettere.

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