da g.zucchetti | 3 Mar, 2025 | Educazione Finanziaria
Quando torniamo a casa, ci sentiamo protetti. Basta girare la chiave nella toppa, chiudersi la porta dietro le spalle, sentire il calore delle cose ed è come se il mondo non potesse più toccarci, tenderci agguati, metterci in pericolo. Questa sensazione di casa-rifugio ci fa considerare come scontata che la casa sia intoccabile, perenne, non soggetta a sua volta a rischi. Così, naturalmente, non è e dovremmo avere cura per ciò che ha cura di noi e che spesso comporta o ha comportato sacrifici economici.
La casa e gli italiani: obiettivo “1”
In Italia ci sono 35,6 milioni di abitazioni ad uso residenziale (Agenzia delle Entrate – STATISTICHE CATASTALI 2023). 33 milioni, pari al 93% dello stock abitativo, è di proprietà di persone fisiche. Nel 2021, 18,2 milioni di famiglie (70,8% del totale) sono proprietarie dell’abitazione in cui vivono, mentre 5,2 milioni (20,5%) vivono in affitto e 2,2 milioni (8,7%) dispongono dell’abitazione in usufrutto o a titolo gratuito (Istat, Gruppo di lavoro sulle politiche per la casa e l’emergenza abitativa 2022). La casa “media” italiana è grande 118 metri quadrati e ha 5,5 stanze. In Piemonte, il prezzo medio di una casa al mq è di 1.394, mentre l’affitto mensile al metro quadro è di 9,69 €. 4, 8 milioni di persone vivono in affitto, 3,8 milioni pagano un mutuo (Istat, LE SPESE PER I CONSUMI DELLE FAMIGLIE | ANNO 2023). Il mutuo medio nel 2024 è stato pari a 139.900 euro (Osservatorio di MutuiOnline.it).

Sono numeri imponenti, che ci raccontano della casa come uno degli obiettivi di vita più importanti delle famiglie, che mette in moto risorse economiche, psicologiche, affettive.
Tre fasi: crearla, gestirla, possederla
La casa è inserita nella classificazione degli immobili. In realtà, all’interno del corso di vita è un progetto mobile, che implica diverse scelte: decidere se stare in affitto o se comprarla, gestirne la fase di acquisto mediante soldi propri o mutui, possederla per sé o per altri, ed ancora a fine abitativo o di investimento. Le scelte sono individuali e familiari, certo, ma dipendono anche dal mercato immobiliare, dai redditi, dall’imposizione fiscale e dal contesto territoriale.
Per quanto ci riguarda, le fasi più critiche sono quelle della costruzione del progetto casa mediante mutuo e della gestione della casa, sia essa la nostra abitazione o data in affitto per conseguirne reddito.
In tutte le fasi, l’impatto economico è rilevante e le famiglie spendono mensilmente molto per la casa: 585 € se sono in affitto, 273 € al mese per l’abitazione di proprietà (Istat, spesa per l’abitazione 2023). In Piemonte, per ogni 100 euro di reddito 12,3 euro vengono spesi mediamente per la propria abitazione.
“Le fasi più critiche sono quelle della costruzione del progetto casa mediante mutuo e della gestione della casa, sia essa la nostra abitazione o data in affitto per conseguirne reddito.”
Quanto difendiamo questi consumi e questi beni? E teniamo sotto controllo la sicurezza dei nostri primi rifugi? Mettere in sicurezza la nostra casa è un fatto di responsabilità nei confronti di noi stessi e delle persone a cui vogliamo bene.
Cosa può capitare e quanto capita
L’annuario statistico dei vigili del fuoco ci informa che nel 2023 ci sono stati 38.021 interventi per incendi ed esplosioni direttamente legati ad abitazioni. Su base giornaliera questo significa 104 interventi al giorno. Gli incendi, naturalmente, possono danneggiare parti strutturali (porte, finestre, infissi), mobili ed elettrodomestici, beni. Se a questi eventi aggiungiamo allagamenti, fughe di gas e tutti gli altri danni che non hanno a oggetto i vigili del fuoco ma altre specializzazioni, ne emerge una grande diffusione di possibili eventi che possono colpire gestione e possesso di una casa.
Ci sono poi danni di origine volontaria, ossia dolosa. Tra questi, il più diffuso è il furto in abitazione.
Censis («La casa che vorrei. Spazio sicuro e che rassicura», realizzato dal Censis con il contributo del Servizio Analisi Criminale del Ministero degli Interni) ci presenta un quadro molto chiaro: 9 milioni di italiani ha subito almeno un furto in casa e il 44,5% conosce vicini e amici che sono stati vittime dello stesso reato. Nel 2022 sono stati commessi complessivamente 135.447 furti e rapine in abitazione e sebbene il numero sia inferiore al passato la percezione di insicurezza degli abitanti è molto forte. Va inoltre ricordato il tema della responsabilità civile di chi vive o possiede una casa, e che ci rende responsabili dei danni che possiamo causare ad altri in modo del tutto involontario, ad esempio per lavatrici che perdono, tubature che si guastano e così via.

I rischi legati alla propria casa esistono e sono frequenti. Possiamo scegliere di non pensarci e, nel caso, di subirli, oppure possiamo assumere consapevolezza e gestirli.
Cosa fare
La protezione della casa non ha solo ad oggetto muri, mobili e beni ma, soprattutto, la nostra stabilità economica. Una sola cucina ha un costo che può variare da poche migliaia di euro a qualche decina di migliaia di euro, e mettere a rischio cose che ci sono costate tanti sacrifici è del tutto evitabile.
Per questo, dovremmo attivare due tipi di attenzioni: prevenzione e riparazione.
La prevenzione consiste non solo nel mettere in atto comportamenti che mitighino i rischi ma anche essere in grado di dimostrare il danno subito. Troppe volte, infatti, non si tiene traccia fotografica o amministrativa delle cose che comperiamo, il che rende quasi impossibile ricostruirne possesso e valore. Il consiglio, dunque, è quello di contrastare la pigrizia, e cominciare a farlo. Più generalmente, la prevenzione consiste nel disporre di estintori manutenuti, custodire con cura i propri beni, avere buon senso comune nei comportamenti quotidiani, evitare comportamenti che amplifichino i rischi. Tutto questo è necessario, ma non sufficiente. Per questo, alla prevenzione va abbinata una strategia di protezione che consiste nel gestire, per via assicurativa, i propri rischi.
Molto spesso queste soluzioni sono già in atto. Ad esempio, nei condomini va verificata la copertura collettiva, di norma gestita dagli amministratori, ed è utile valutare se le somme assicurate sono sufficienti a proteggere un danno particolarmente rilevante. Le coperture condominiali, tuttavia, riguardano l’edificio e non il contenuto. Per questo, una mappa dei propri mobili, abiti, elettrodomestici e così via può aiutare a verificare il proprio grado di copertura.
Per quanto invece riguarda i furti, è bene evidenziare quali beni richiedono una adeguata protezione e ragionare con operatori che ci aiutino a valutare la forma più efficace di protezione.

In tutti i casi, la protezione della casa richiede forme assicurative, per il semplice fatto che l’unica alternativa consiste nel tenere immobilizzate o liquide grandi somme per far fronte agli imprevisti, il che è inefficace per natura.
Conclusione
La casa è il primo sogno, il primo sacrificio, l’acquisto più importante nella vita di molte persone. Quando qualcosa è importante va protetto, ed è un peccato che si passi molto tempo per sognare e poco tempo per tutelare ciò che ci sta a cuore. Siamo abituati a proteggere le automobili, dovremmo essere ancora più accurati nel difendere il nostro primo rifugio, economico e affettivo, dalle grandi e piccole cose che possono privarcene. Occuparci delle conseguenze economiche di un rischio rimuovendone gli aspetti più dannosi significa preoccuparsi meno e dormire meglio. In fondo, la protezione si basa su un principio solido ma semplice: privarsi di poco (denaro) per non correre il rischio di dover privare noi e gli altri di molto (la nostra casa).
da g.zucchetti | 24 Feb, 2025 | Educazione Finanziaria
Spesso pensiamo che per proteggerci sia sufficiente ridurre i rischi, stare attenti, comportarci in maniera sana. Così, evitiamo se possibile di mangiar male, di fumare, di guidare troppo velocemente; come se tutto potesse dipendere da noi. Nella realtà, non solo non siamo né possiamo essere perfetti ma soprattutto siamo soggetti a fatti ed imprevisti che sono anche indipendenti dalla nostra volontà e che possono arrecare ad altri danni dei quali saremmo chiamati a rispondere.
Perché pensare ad altri è pensare anche a sé
Alcune delle cose che possono accadere hanno effetto su di noi, sui nostri beni e sui nostri soldi. La salute ne è un esempio tipico. Ci sono tuttavia eventi che, involontariamente, possono recare un danno ad altri e dei quali per legge siamo chiamati a rispondere. Questi “altri” sono i cosiddetti terzi, persone fisiche o giuridiche estranee ai nostri rapporti quotidiani familiari o societari. Il campo di quello che può accadere è talmente vasto che spesso fatichiamo a ragionare sui danni che potremmo arrecare ai terzi e alle conseguenze che ne potrebbero derivare. Ci sono tuttavia situazioni nelle quali il nostro intero patrimonio può non essere sufficiente a coprire i danni dei quali siamo responsabili. Prevenirle ha costi così bassi da rendere conveniente questo tipo di protezione.
“Il campo di quello che può accadere è talmente vasto che spesso fatichiamo a ragionare sui danni che potremmo arrecare ai terzi e alle conseguenze che ne potrebbero derivare”
Chi rompe paga
Un bambino che getta qualcosa dalla finestra, un tubo dell’acqua di casa che si rompe, la lavatrice che perde, un piccolo incendio, investire qualcuno sugli sci, il cane che litigando morde qualcuno, danni causati da tubi scoppiati o perdite, utensili che si guastano… le cause di danni ad altri sono pressoché infinite e possono generare pesanti conseguenze. In tutti i casi, chi rompe o danneggia qualcosa di proprietà di un condominio, di un vicino di casa, dell’azienda per la quale lavora o di una Pubblica Amministrazione è tenuto a risarcire i danni che ha prodotto. Più specificamente possiamo, inavvertitamente, arrecare danni a:
– persone, rendendole impossibilitate, per poco o tanto tempo, a proseguire la loro attività lavorativa o vita quotidiana;
– cose degli altri, che possono pretendere da noi la riparazione o sostituzione di quel che abbiamo danneggiato;
– patrimonio e reddito, ad esempio laddove il danno arrecato impedisca alle persone colpite di poter svolgere la propria attività professionale o imprenditoriale o, ancora, di dover tenere chiusa la propria attività commerciale

Questi ed altri eventi possono avere esiti così rilevanti da rendere obbligatoria, ad esempio nella circolazione degli autoveicoli, una forma di protezione.
Obbligatorio o facoltativo? Dipende …
Tutti coloro che guidano un veicolo o vivono in un condominio conoscono bene ciò di cui si sta parlando. Ci sono, infatti, diverse assicurazioni obbligatorie. Tra queste, la più diffusa è la Responsabilità Civile Auto (RCA), che copre i danni causati a terzi in caso di incidente stradale del quale siamo responsabili. Ci sono tuttavia altre circostanze nelle quali la legge impone l’assicurazione: ad esempio, alcune professioni, come avvocati, medici, ingegneri, sono obbligate per legge a stipulare una forma assicurativa che copre i danni causati a terzi a causa di errori o omissioni commessi nell’esercizio della propria professione.
Queste forme assicurative sono obbligatorie perché sarebbe profondamente ingiusto subire un danno da terzi che non dispongono di risorse sufficienti a compensarlo. Il principio cui si ispirano è che l’autorità può imporre scelte e quindi limitare le libertà altrui quando si verificano comportamenti che arrecano danni ad altri.
La legge, tuttavia, non può imporre o immaginare ogni forma di danno arrecabile a terzi, e quindi opera solo nei casi più categorizzabili e diffusi. E negli altri casi, anch’essi quotidiani? Qui, l’obbligo è morale e spetta a noi.
“Le leggi non tutelano sempre tutto e tutti. Una parte della cura è in capo alle persone, e richiede comportamenti individuali che hanno un buon impatto collettivo.”
La responsabilità è un fatto sociale, che può comportare conseguenze economiche.
Poco o tanto frequente?
Gli eventi che si sono verificati e che erano coperti da assicurazione di responsabilità civile, nel solo 2021, sono stati 292.000, circa 800 al giorno. L’importo medio dei sinistri risarciti è pari a 6.918 euro (Fonte: Ivass 2022) ma l’importo massimo previsto attualmente dal Tribunale di Milano per il risarcimento di un danno non patrimoniale è superiore a 1.236.000 euro.
Sono cifre che possono mettere in ginocchio qualunque economia personale e familiare. Per questo, al di là degli obblighi di legge, essere certi di non patire se arrechiamo un danno ad altri è una delle forme naturali di copertura di ogni persona e famiglia.

Ogni giorno succede qualcosa che danneggia o deteriora altre persone o beni. Occuparsene significa non dovere preoccuparsene.
Passare all’azione
La possibilità di dover rispondere dei danni arrecati a terzi richiede sia prevenzione che rimozione delle conseguenza economiche possibili.
La prevenzione consiste nella riduzione di comportamenti potenzialmente in grado generare danni. Sciare con attenzione, chiedere ai proprietari di altri animali se sono litigiosi, chiudere con cura i rubinetti prima di partire sono solo alcune delle cure normali e fanno parte del capitolo “buon senso”. Si tratta, in effetti, di ridurre le probabilità di produrre danni. Certo, chi ha bambini o cani corre più rischi di chi non ne ha, e chi vive in un condominio è più a rischio di chi vive in una casa isolata ma anche le situazioni in apparenza meno pericolose non ci proteggono dalla possibilità di incappare in un rischio del quale rispondere.
Non tutto dipende in maniera diretta dalle nostre attività; talora le cause sono indirette.
È bene, di conseguenza, verificare periodicamente la tenuta dei propri cornicioni, preoccuparsi se le tubature condominiali subiscono frequenti guasti, non tenere oggetti pericolosi sulle finestre se abbiamo bambini piccoli e così via. Il problema della responsabilità civile verso gli altri, tuttavia, è duplice: da un lato non è semplice prevenire le infinite cause, dall’altro il danno arrecato è del tutto imprevedibile. Un vaso di fiori che cade da un balcone su un cofano, infatti, ha un esito radicalmente diverso dallo stesso vaso di fiori che cade in testa a una persona. La varietà degli incroci tra cause ed effetti rende necessario estendere le coperture obbligatorie e qui non ci sono supporti pubblici o associativi che possono aiutarci: dobbiamo proteggerci utilizzando forme associative, mutualistiche o assicurative.
“Ogni caso è diverso, pensa alle caratteristiche della tua situazione famigliare e valuta forme di protezione che la tutelino.”
Non tutti i rischi che corriamo sono misurabili con precisione in termini di frequenza o danno ipotizzabile. La vita privata e quella professionale sono anche attraversate da rischi che possono accadere e dei quali non sappiamo se avremo la capacità economica di fronteggiarli. Questi rischi non vanno tenuti sulle spalle, costituendo pericoli, ma gestiti con le forme più corrette ed efficaci.
Conclusione
Pensare agli altri, anche nella gestione delle proprie economie personali non è solo una questione di generoso altruismo ma anche di razionale egoismo. In fondo, gli altri siamo “noi” ed è naturale che vorremmo essere risarciti adeguatamente se subiamo danni. Per questo, coprirsi per la responsabilità civile è un modo per proteggere se stessi e rispettare la propria comunità contribuendo alla serenità di tutti. È bene ricordare, come sempre in questi casi, che mutualità ed assicurazioni sono forme che si basano su un principio molto semplice: privarsi di poco (denaro) per non correre il rischio di dover privare noi e gli altri di molto.
da g.zucchetti | 17 Feb, 2025 | Educazione Finanziaria
Fino a qualche anno fa stare bene significava, semplicemente, non stare male. Oggi la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la salute come ”Una condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale e non esclusivamente l’assenza di malattia o infermità.”
Ci teniamo al benessere, del corpo e della mente. Mangiamo meglio, facciamo più attività fisica, cerchiamo di trovare equilibrio tra stress quotidiani e tempi liberi. Fumiamo meno e certo dovremmo fare più prevenzione ma prima o poi ci arriveremo. Perché, come recitava una vecchia canzone “quando c’è la salute c’è tutto”. Questo tutto, però, va coltivato, curato e tenuto in conto.
Curarci oggi: qualche dato
In Italia, ogni anno si effettuano più di 1 miliardo e 232 milioni di prestazioni sanitarie, che vanno dalle visite agli esami ai ricoveri ed agli interventi. Nel 2022, i malati cronici sono pari al 18,5%, della popolazione totale. Oltre 2,8 milioni di anziani non sono autosufficienti. Troppo spesso sottovalutiamo la possibilità di avere bisogno di cure.

La salute è come l’acqua: ci accorgiamo della sua essenzialità solo quando manca. Dobbiamo però metterci in condizione di gestire, e non subire, le eventuali necessità urgenti ed importanti.
Il SSN, una grande conquista che però arretra
Il Sistema Sanitario Nazionale rappresenta una delle più importanti conquiste sociali del secolo scorso, e dovrebbe garantire a tutti i cittadini il diritto fondamentale alla salute. Dovremmo poter accedere alle cure senza doverci preoccupare delle nostre capacità economiche, ed è qualcosa di cui come italiani potremmo essere fieri. Eppure, negli ultimi anni sempre più persone si rivolgono al privato per le proprie cure. Perché questo accade?
In primo luogo, i tempi di attesa per accedere alle prestazioni sanitarie pubbliche sono lunghi. Certo, ci sono eccellenze ma si può rischiare di dover attendere quasi un anno e mezzo per un’ecografia all’addome, 427 giorni per una visita cardiologica e 394 per una visita ginecologica. Inoltre, non tutte le prestazioni sanitarie sono completamente coperte dal Servizio Sanitario Nazionale e questo ci costringe a sostenere spese aggiuntive.
In questo quadro, i medici invecchiano e non hanno sufficiente ricambio. Nel solo Piemonte, a inizio 2023 mancavano 296 medici generici e il dato è destinato a esplodere, a causa dello scarso ricambio generazionale.

La necessità di tutelare la propria salute e quella dei propri cari porta molti di noi a cercare soluzioni alternative più rapide, anche se a pagamento, spesso a discapito delle proprie finanze.
Non tutti però possono farlo e quindi, rinunciano: più di 4 milioni (Bes 2022, Istat) di persone dichiarano di aver rinunciato nell’ultimo anno a visite specialistiche o esami diagnostici.
Non possiamo rischiare di non avere il denaro che occorre per curarci, stare bene e ritrovare il benessere che meritiamo. Assumere piena consapevolezza su questi temi ci permette di prendere in mano le redini della nostra vita e della nostra salute.
Quali voci di spesa considerare?
Dal punto di vista economico, le spese connesse alla propria salute possono essere legate a visite mediche di cura e prevenzione, farmaci, assistenza infermieristica domiciliare, servizi di assistenza extra-sanitari (qualcuno che ci dia una mano con la spesa o la casa mentre noi siamo incapaci di poterlo fare). C’è poi una voce di spesa significativa, che è quella di dover sostenere possibili, e potenzialmente costosi, interventi chirurgici in Italia o all’estero per i quali i tempi della sanità pubblica risultino incompatibili con quelli della cura. In pratica, la salute va considerata in termini complessivi, come un vero e proprio “Progetto Benessere” che comprende prevenzione, diagnosi, cura ed assistenza.

Tutelare le proprie spese sanitarie è un modo per tutelare anche il proprio benessere economico. Evitando uscite eccessive e garantendosi un’assistenza adeguata, si preserva la propria capacità economica e si riducono i rischi di un indebitamento a lungo termine.
Proteggere la salute è prioritario
Fin qui abbiamo compreso perché non possiamo trascurare il tema delle spese sanitarie ma cosa possiamo fare per prenderci cura della nostra salute, anche economica?
Il primo passo è darsi un obiettivo di stabilità, e farsi un’idea dei costi che dovremmo sostenere in caso di spese sanitarie significative. Dato che però non possiamo sapere a priori quanto potremmo dover sostenere, è bene simulare le situazioni più gravi (un’assistenza infermieristica a tempo pieno per mesi o un intervento chirurgico urgente).
Il secondo passo prevede di fare l’inventario delle risorse economiche su cui potremmo contare in caso di spese sanitarie. La mappa dell’esistente dovrà comprendere anche eventuali coperture sanitarie fornite dalla propria azienda in un quadro di welfare aziendale.
Il terzo passo richiede il confronto tra le necessità di spesa che potrebbero verificarsi e le nostre disponibilità. Queste analisi possono essere fatte con un consulente che ci aiuti a minimizzare, in tutto o in parte, il rischio di non poter far fronte a spese sanitarie che potrebbe davvero salvarci la vita. Proteggere la salute è prioritario.
“Il primo passo è darsi un obiettivo di stabilità, e farsi un’idea dei costi che dovremmo sostenere in caso di spese sanitarie significative.”
Prendersi cura della propria salute significa adottare stili di vita sani, fare prevenzione e pianificare. I passi sono semplici, si parte dall’obiettivo di protezione, si valorizzano le risorse a disposizione e si colma il bisogno eventualmente non coperto da ciò di cui si dispone.
Conclusione
Poter star bene è una necessità di tutti, che tuttavia spesso siamo portati a sottovalutare perché l’importanza della salute si comprende bene solo in caso di sua mancanza. Non dovremmo gestire da soli rischi rilevanti come quelli legati alla nostra salute, mettendo a rischio la nostra stabilità economica presente e futura o richiedendo ai nostri cari tempi e sacrifici. Per questo, è bene considerare forme moderne quali quelle assicurative, che gestiscono i rischi collettivamente e proteggono il singolo consumatore da spese eccessive.
da g.zucchetti | 16 Dic, 2024 | Imprese, Privati
Camillo Venesio intervistato su Corriere della Sera ed. Torino parla di Torino e dell’identità della città.
Camillo Venesio, il nostro Amministratore Delegato e Direttore Generale, sostiene che Torino non è più solo “la città dell’auto”, ma il territorio possiede ancora una forte vocazione industriale.
Il Piemonte, e in particolare Torino, sta attraversando un periodo di «fiacchezza» economica, ma non si può parlare di crisi irreversibile.
Camillo Venesio, è fiducioso: “le imprese del territorio sono solide e la città possiede una forte vocazione industriale, non più legata solo all’automotive, ma anche all’aerospazio, all’alimentare e al digitale”.
L’Europa ha delle responsabilità nella situazione attuale, in particolare per le politiche normative troppo rigide e per l’assenza di un piano industriale che accompagni le transizioni come quella dell’auto elettrica. Tuttavia, l’Italia ha tutte le potenzialità per essere competitiva, grazie alla sua posizione di seconda manifattura europea e di grande esportatore.
Il Piemonte può riprendersi grazie a un’industria solida, connessioni con il mondo universitario e specializzazioni avanzate. Il problema principale è la fuga di talenti, che si formano in regione ma vanno a lavorare altrove. Il nostro Amministratore Delegato e Direttore Generale sottolinea che il capitale umano è fondamentale per il futuro, più dell’industria turistica che non può essere la sola risorsa del territorio.
“Per uscire dalla fase di difficoltà, bisogna snellire la burocrazia, trattenere i talenti che si formano negli atenei locali e investire di più nell’economia reale. Torino non è solo la «città dell’auto», ma un territorio industrialmente diversificato con grandi potenzialità, purché si coltivi il capitale umano e si rafforzi l’innovazione.”
da g.zucchetti | 20 Set, 2024 | Imprese, News, Privati
La nostra Banca rinnova il suo impegno a fianco della Reale Mutua Basket Torino, squadra di basket di serie A2, guidata da David Avino. Si consolida quindi l’unione e la sinergia tra le due società da tempo impegnate insieme, non solo a sostenere la squadra e promuovere lo sport, ma anche il territorio.
Una squadra che rischia e che non cede mai. Una squadra che crede che la palla possa entrare, perché non tirando mai a canestro la possibilità di sbagliare non esiste, rischiando e provandoci invece si può commettere un errore, ma si può anche segnare.
Perché è così che funziona, bisogna continuare a crederci, sempre.
Banca del Piemonte è orgogliosa di stare al fianco di questi 11 incredibili giocatori e di tutto lo staff.
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